Sud Sound System
Un miscuglio di sonorità raggae, dancehall, pizzica e tarantella: questi i tratti che rendono riconoscibili al primo ascolto i Sud Sound System, gruppo musicale pugliese, tra i più grandi ambasciatori della cultura musicale salentina nel resto d’Italia e all’estero.
La formazione ha avuto vari cambiamenti dagli inizi ad oggi; ad oggi dei fondatori restano, per la parte vocale: Papa Gianni (Giovanni Rollo), GgD (Pierluigi De Pascali) e Don Rico (Federico Vaglio), ai quali si sono aggiunti Terron Fabio (Fabio Miglietta) e Nandu Popu (Fernando Blasi). I vocalist sono accompagnati da una band strumentale, detta “Bag a Riddm Band”, composta da Papa Leu (Raffaele Leo) alle chitarre; Fossa (Antonio Miglietta) alle percussioni; Maestro Garofalo (Alessandro Garofalo) alle tastiere e Leo Klauss (Leonardo Cannazza) al basso.
La loro è una storia che inizia negli anni ’80, nelle feste con gli amici con attrezzatura ridotta al minimo, con pubblico sempre più numeroso, accorso attraverso il passaparola. E allora si cerca spazio per accogliere tutti, nelle campagne, tra gli ulivi, nei frantoi abbandonati. In poco tempo arrivano ad esibirsi in tutta Italia, avvalendosi sul palco della collaborazione di molti musicisti internazionali.
L’esordio discografico è datato 1991 con il 12 pollici Fuecu/T’a sciuta bona, al quale seguirono molti concerti in tutta Italia. Ma i SSS avevano ormai attirato l’attenzione del pubblico e mediatica, fino a diventare oggetto di dibattito e analisi universitaria, grazie alla loro particolarità sonora, linguistica e di contenuti. I loro sono testi che parlano di rispetto tra popoli e culture, e nelle loro canzoni il dialetto salentino diventa mezzo non di chiusura bensì di espansione, condivisione e scambio culturale, di accoglienza e gemellaggio con altri popoli. Molti i successi discografici tra cui ricordiamo Le radici ca tieni del 2003, il cui testo è un vero condensato della filosofia della band, incentrata sul rispetto e la riscoperta delle proprie radici come cultura e bagaglio da portare con sé. Particolare attenzione anche alla politica e a problemi sociali come l’emigrazione, e spazio anche all’amore e ai sentimenti, la cui espressione trova una inusuale forza nell’utilizzo del dialetto.
I SSS hanno inciso otto album in studio, molte raccolte e singoli, diversi live. Hanno ricevuto premi, come la Targa Tenco nel 2003 per la “migliore opera in dialetto” con l’album Lontano. Sono apparsi in diversi film, come Liberate i pesci di Cristina Comencini e partecipato ad opere teatrali. Vantano numerose collaborazioni con nomi illustri della musica nazionale ed estera e sono stati in tournée in Europa. A loro va il merito di aver saputo coniugare tradizione e modernità, attraverso una musica che parla in dialetto per arrivare a tutti, spalancando le porte della propria identità culturale a chiunque voglia scoprirla e imparare a conoscerla.