SPORT PARALIMPICO
Roberta Amadeo
Classe 1970, è stata una bambina indipendente e monella. Quando le dicevano che non poteva fare una cosa, rispondeva con una pernacchia. Faceva sport, amava judo e la bici, aveva energia da vendere. In terza media si è accorta che qualcosa non andava. Non si sentiva più padrona del suo corpo. Ha lasciato judo, ma ha continuato a pedalare, non voleva fermarsi. Si è iscritta alla facoltà di architettura e a 22 anni ha scoperto di avere la sclerosi multipla (SM). Il fidanzato l’ha lasciata e le hanno detto che avrebbe dovuto rinunciare allo sport. Ha chiuso i suoi sogni nel cassetto. Era arrabbiata con il mondo intero.
“Ammalarsi seriamente” suona un po’ come un’ ingiustizia e la SM alla fine degli anni 80 era una insopportabile, ingovernabile e infame condizione di vita.
Riprende l’università e, tra una ricaduta e l’altra, si laurea, non senza sforzi. Conosce l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla e si ripromette che dopo la laurea si sarebbe resa disponibile. Sceglie di starci non per “mal comune mezzo gaudio” ma perché “l’unione fa e dà la forza”.
Ne sposa innanzitutto i valori e la visione: “Un mondo libero dalla sclerosi multipla”.
Diventa, così, ambasciatrice della missione di AISM che dal 1968 è il punto di riferimento più autorevole per chi è colpito dalla patologia. AISM è presente, infatti, in ogni aspetto legato alla SM e patologie correlate occupandosi di: diritti delle persone, servizi sanitari e socio-sanitari, promozione, indirizzo e finanziamento della ricerca scientifica. Al fianco di AISM, Roberta impara ad affrontare la SM a 360°, ogni giorno, da protagonista, lottando per i diritti di tutti.
Nel 2007 l’elezione a Presidente Nazionale AISM, vissuta con un forte senso di responsabilità. Obiettivo: dimostrare che mettersi in gioco si può e si deve se si vuole vivere con consapevolezza il presente e costruire il futuro.
Nel 2010 incontra l’handbike. Prima restia, poi sale, da due inforcate e il suo cuore prende il volo. E’ bastato vedere le cose in modo diverso, non pensare che andare in bici sia solo pedalare con i piedi. Il pensiero facile di chi non perde le sfide perché non le gioca non fa per lei. Si è innamorata del gesto, del vento sul viso, della fatica di usare le braccia. E’ tornata quella bambina indipendente e monella. Arrivano le vittorie che sente sue e di tutte le persone con la SM. Il ciclismo è uno sport di fatica, impossibile le dicevano. Ha fatto una pernacchia ai limiti, e non si è più voltata. A chi scopre di avere la SM dice: “Spaventati, arrabbiati, ma poi guardala in faccia, prendile le misure e non rinunciare a nulla. Hai la SM non sei la SM. Combattila con le armi che la scienza ci ha fornito e porta avanti i tuoi progetti di vita.” Oggi Roberta Amadeo è campionessa mondiale di handbike e presidente di Aism Como (una delle 98 Sezioni sul territorio). Dopo la diagnosi ha fatto della motivazione il doping della sua vita. Ripete sempre che i sogni nel cassetto fanno la muffa. Meglio tirarli fuori.