Pescocostanzo
Pescocostanzo: un gioiello prezioso tra gli insediamenti “minori” italiani, un borgo antico, esempio eccellente di conservazione di architettura civile e religiosa. Magico e suggestivo, gli aggettivi più adatti ad evocare l’atmosfera che si respira a Pescocostanzo. Risalgono al X secolo le origini del primo nucleo abitativo del borgo, che se ne sta sospeso, a 1400 metri di altezza, nel territorio del Parco della Majella. Sorge al centro di un sistema di altipiani carsici, conosciuto come “La Regione degli Altipiani Maggiori d’Abruzzo”. Difficile immaginare un centro di così piccole dimensioni e in posizione così elevata che raccolga in sé tanti elementi di importanza storica, artistica e culturale, un eccezionale patrimonio di monumenti che si affianca alla indubbia bellezza naturale dei luoghi e alla ricchezza floro-faunistica e boschiva dell’ambiente. Il centro del paese è un concentrato di opere d’arte: dai monumenti rinascimentali, barocchi e neoclassici perfettamente conservati, fino a quei gioielli dell’architettura popolare, le case con “vignale”(con le gradinate e il pianerottolo esterno, da cui si accede all’abitazione ), l’intatto assetto urbanistico del passato, una fisionomia sociale, che rendono un carattere di eccezionalità a quest’area, e ne fanno da tempo un oggetto di studio da parte di università, storici dell’arte, urbanisti. Il Comune d’intesa con la Regione Abruzzo, sta ristrutturando lo storico “Palazzo Colecchi”, per destinarlo a sede di una struttura post-universitario, in materia ambientale, urbanistica e giuridica.
Il borgo rinascimentale di Pescocostanzo, situato sull’Appennino abruzzese, può vantare una tradizione artigianale che va dalla lavorazione della filigrana in oro a quella della pietra, dalla lavorazione del ferro battuto a quella del merletto a tombolo. Sembra quasi certo che queste attività si diffusero nel piccolo centro intorno alla seconda metà del quattordicesimo secolo quando Pescocostanzo, distrutta da un violento terremoto nel 1456, fu ricostruita con l’impiego di maestranze lombarde, che si trasferirono nella zona con le loro famiglie ed importarono un ricco patrimonio di tradizioni e saperi. Da allora l’arte del tombolo è stata tramandata per secoli di generazione in generazione, fino ai giorni nostri. Per preservare e salvaguardare una così antica e preziosa tradizione il Comune di Pescocostanzo ha istituito negli anni novanta dell’ultimo secolo la Scuola per il Tombolo e la Mostra Museo Mercato dell’Artigianato, allestita all’interno del seicentesco Palazzo Fanzago. Nel corso degli anni scuola si è affermata come soggetto attivo nella formazione di artigiani professionisti, attraverso un programma didattico che prevede tutte le fasi della lavorazione: dal disegno alla stampa, dalla scelta del materiale tessile fino alla vera e propria esecuzione tecnica basata essenzialmente sulla così detta sceda. Accanto all’insegnamento, la Scuola promuove la produzione e la commercializzazione del merletto. Il museo infatti, parallelamente alla sezione illustrativa delle fasi di esecuzione e degli strumenti necessari alla lavorazione del tombolo, raccoglie merletti antichi provenienti da collezioni private e da corredi ecclesiastici, alcuni risalenti al XVIII secolo, e inoltre realizzazioni recenti, come la composizione denominata “Colazione del Principe”, consistente in una tavola allestita con i prodotti più significativi dell’artigianato abruzzese: la tovaglia con il merletto a tombolo di Pescocostanzo, le tazzine in ceramica di Castelli, il supporto delle tazze in filigrana d’argento.