CHIESA VIRGINIO
Strada Cannero – Asola , 46/B
46013 Canneto sull’Oglio (MN)
Tel. 0376729929
info@chiesavirginio.it
www.chiesavirginio.it
L’azienda agricola Virginio Chiesa di Canneto sull’Oglio (MN), fondata nel 1947 dal padre Giuseppe, è una realtà a conduzione familiare che sin dalle origini si è occupata di allevamento bovino, fino agli anni novanta per la produzione di latte e successivamente per l’attività d’ingrasso, e produzioni cerealicole. Ad affiancare il titolare Chiesa Virginio, oltre alla moglie Bolsieri Clara, troviamo i figli Alessandro 37 anni, Stefano 36 e Maria Elena 19. L’azienda Chiesa nel corso degli anni ha aumentato il numero di capi allevati, con una nuova struttura nel 2006 da 300 capi e nel 2008 da 200 capi, e rinnovato più volte la sua vocazione, fino ad arrivare, nel 2006, sotto la spinta dei giovani di casa Chiesa, a sviluppare le prime idee e i primi progetti relativi al biogas e all’economia circolare. Ad oggi l’azienda è una realtà dinamica che all’attività tradizionale di allevamento (950 bovine da carne) e coltivazione (250 ettari a mais, frumento e orzo, e 30 ettari di pomodori), ha affiancato la produzione di energie rinnovabili, grazie all’impianto di biogas da 1 megawatt attivo dal 2009. L’azienda utilizza scarti agroindustriali, provenienti dalle imprese limitrofe e derivanti dalla lavorazione del pomodoro, delle bietole, del mais, delle patate e della birra, assieme ai reflui zootecnici e le produzioni agricole per il funzionamento dell’impianto di biogas e per l’alimentazione animale. Tali sottoprodotti vengono reperiti direttamente dalla nostra ditta di autotrasporti, creata nel 2002. Tre sono le parole chiave che caratterizzano l’azienda agricola Chiesa: innovazione, multifunzionalità, sostenibilità. Tre ingredienti che se miscelati con professionalità, ambizione e lungimiranza danno risultati sorprendenti e fino a pochi anni fa impensabili, come, per esempio, la realizzazione della prima vernice ricavata dalle bucce di pomodoro completamente eco-sostenibile e senza chimica. Lo scarto del pomodoro è composto dal seme, dalla polpa e dalla buccia. Le bucce vengono impiegate sia per il bestiame che per il biogas ma in entrambi i casi questa componente non viene digerita e resta praticamente intatta. Da questa osservazione abbiamo pensato di collaborare con la Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari di Parma per sfruttare al meglio questa risorsa. Ci è stato proposto uno studio del 1942 nel quale si ricercavano soluzioni alternative al petrolio dalle bucce del pomodoro, estraendo una particolare resina chiamata cutina. Da qui è partito tutto. Nel 2011, abbiamo chiesto fondi per la ricerca alla comunità europea, partecipando al bando FP7 con il progetto Biocopac, che ci ha permesso di riformulare lo studio del 1942 per ottimizzare il processo di estrazione, in laboratorio, della cutina. Da questa ricerca ne è nato un brevetto di cui siamo titolari. Successivamente è nata l’esigenza di sviluppare un impianto pilota che lavorasse un maggior quantitativo di materiale e che si è tradotto in una nuova partecipazione a bandi europei: chiesti e ottenuti i finanziamenti, l’azienda agricola con Life+ ha studiato e sperimentato in laboratorio tutta l’estrazione e ha poi costruito l’impianto pilota nell’azienda, che ha una capacità lavorativa di 100 kg/ora di bucce. E’ da sottolineare il fatto che, seguendo la filosofia di un’economia circolare, dopo l’estrazione della resina, la sostanza organica scartata (le bucce esauste rimaste) viene ancora reintrodotta nell’impianto di biogas risultando meglio assimilabile e con una maggior resa in termini di biogas.
Questi progetti intrapresi ci hanno valso l’ambito riconoscimento, organizzato dalla Coldiretti, Oscar Green 2017 categoria Crea. L’uso della bio-vernice al pomodoro, rispetto a quella standard attualmente impiegata per rivestire i barattoli alimentari, presenta dei vantaggi importanti in chiave green. Essa, infatti, contribuirà a ridurre l’emissione di CO2 e ad ottenere un’efficienza maggiore nell’impiego delle risorse, sostituendo vernici derivate dal petrolio e aumentando l’utilizzo dei sottoprodotti industriali. Visto il buon risultato ottenuto con la bio-vernice, che può essere utilizzata in numerosi impieghi (che vanno dalla cosmesi alla bioedilizia), ed il largo interesse manifestato dal mercato che è alla continua ricerca di soluzioni ecosostenibili e innovative siamo approdati al nuovo progetto Agrimax (Horizon 2020). Sono coinvolti 29 partner in 13 paesi europei e con i nuovi fondi europei (circa 15 mln di euro totali) si andrà ad ampliare lo studio e il processo di estrazione: dalle bucce di pomodoro verrà ricavato anche il licopene e si lavorerà sulla crusca per ottenere l’acido ferulico; mentre dal gambo della pianta dei pomodori si proverà ad estrarre due concimi organici naturali.
La nostra piccola azienda agricola, dal fatturato medio annuo di circa 4 mln di euro, ha fatto ricerca e sviluppo come se fosse un’industria. Diversificazione, multifunzionalità, economia circolare, sono i punti sui quali puntare per l’agricoltura del futuro. Noi produciamo pomodori nel campo, con i camion li trasportiamo in fabbrica in cui estraggono la polpa, con i nostri camion riportiamo le bucce in azienda, le trattiamo, lo scarto viene gettato nel biogas, la cutina viene impiegata per la bioresina, il biogas produce energia elettrica, quello che ne esce è concime per i campi e il concime va a fertilizzare i pomodori, e così via. Oggi ogni scarto non si può chiamare più scarto ma materia prima seconda. In sostanza se è scarto in fabbrica è materia prima per l’azienda, se è scarto per l’azienda è materia prima per il terreno. Il nostro progetto futuro è quello di convertire gli impianti di biogas a biometano per diventare un’azienda ancora più green. Essendo un’azienda fiera dei propri prodotti e volta alla diversificazione, abbiamo ultimamente intrapreso la strada della ristorazione aprendo le porte di un agriturismo, immerso nella campagna mantovana, che mira ad esaltare la carne dei nostri allevamenti e i prodotti della nostra terra.