VINCENZO RUSSO ARCHITETTO
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La masseria Li Reni (XVI sec.) è appartenuta originariamente alla famiglia Troiani, nobile casato di Eboli. Nel 1664 Giacomo Antonio Troiani cedette prima alcuni terreni, poi l’intera masseria, al monastero di San Giovanni Battista delle Benedettine di Casalnuovo (attuale Manduria), quali doti monacali delle due figlie Maria Evangelista ed Ursula, quest’ultima divenuta badessa.
Con l’Unità d’Italia, lo Stato confiscò tutti i beni ecclesiastici e nel 1868 la masseria fu venduta alla Società Ferroviaria Meridionale che nel 1869 la rivendette al gentiluomo italo-inglese Sir James Lacaita, patriota, uomo d’affari e fine letterato specialista degli studi sulla Divina Commedia.
Nel 1896 il figlio Charles Carmichael, vendette la Masseria al barone Francesco Selvaggi di Martina Franca e sua moglie Fiorilla Arnò, nipote di Sir James.
Negli anni Quaranta fu avviata la produzione di vini di qualità, sospesa in epoca recente a favore di un’attività artigianale ed artistica per la lavorazione del vetro e per la ricettività agrituristica.
La masseria, ceduta nel 2015 alla famiglia Vespa, conserva oggi la destinazione ricettiva a supporto di un’attività produttiva del Primitivo di Manduria.
I restauri, volti al recupero del pregio della masseria nel rispetto della sua valenza storica, hanno restituito gli originari volumi degli ambienti interni connotati da murature e volte in tufo salentino. I materiali impiegati (pietra spuntellata, legno, vetro ed acciaio) parlano il linguaggio della tradizione costruttiva delle masserie pugliesi e cercano un contrastante e fertile dialogo con il lessico contemporaneo degli arredi e delle finiture in resina.
Piccoli ampliamenti, denunciati da strutture e finiture distinguibili rispetto alla parte storica, ospitano ambienti di servizio (bagni, cucina e locali per impianti).
La sistemazione esterna, operata per la riqualificazione del cortile e per la creazione dei percorsi e delle gerarchie delle aree a verde (giardini, orti, muri a secco, ecc.), ha anch’essa cercato un ossequioso dialogo con l’antico impianto architettonico.
Lo studio illuminotecnico è stato finalizzato alla esaltazione delle emergenze architettoniche, alla creazione di scene luminose emozionali e ad episodici giochi di contrasti cromatici.
La masseria, strutturata con quattro suite ed ambienti comuni, tra cui due ampie sale per la ristorazione ed un salotto con un grande camino, contribuisce alla imponente dotazione delle strutture ricettive dell’agro pugliese e più in generale alla valorizzazione del suo patrimonio rurale storico.
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