HYPNOS
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Una villetta anni ’60, immersa in una foresta di faggi nell’Appennino tosco-emiliano, uguale a mille altre di cui è disseminata l’Italia: il muro intonacato con le immancabili riseghe, le finestre con le tapparelle avvolgibili, il tetto in tegole marsigliesi.
Proponiamo un unico gesto architettonico: la costruzione di una loggia.Mantenendo invariata la preesistenza, la loggia espande il volume abitabile senza aumenti di cubatura
.Le due entità rimangono fortemente distinte: la preesistenza intonacata bianca, la loggia in legno lamellare.
Con questo stratagemma, in un’area dove non è ammessa la demolizione e ricostruzione, come neppure l’ampliamento, l’Architettura tenta il suo disperato tentativo di imporsi come linguaggio autonomo e come gesto leggibile dotato di un volto.L’addizione schietta di un dispositivo architettonico rende possibile tramite mezzi economici modesti la trasformazione di una villetta dalla qualità spaziale pressoché nulla.
Questo progetto di ristrutturazione tenta così di affrontare a livello paradigmatico il grande tema dell’impossibilità di espressione piena della forma architettonica all’interno delle strettissime maglie della burocrazia italiana.
La loggia, elemento tipico della tradizione toscana, trova due ragioni d’essere.
Il primo è la necessità, nel contesto di una fitta foresta, di un dispositivo di soglia tra l’intimità protetta dell’interno e l’esuberanza naturale dell’esterno.
Il secondo è il tentativo di reinventare completamente l’aspetto dell’edificio preesistente, ma senza occultarlo completamente, in modo da lasciar dialogare gli scarti e le contraddizioni tra le due fasi costruttive.
Tutti i rivestimenti di rovere derivano da un’unica quercia di riforestazione il cui tronco è stato sfogliato fino a ricavarne 400mq di tranciato.
Questo particolare ha accelerato molto le finiture interne, in quanto ha permesso di far lavorare ben quattro imprese di falegnameria contemporaneamente pur mantenendo l’assoluta omogeneità delle finiture.
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