Escolca
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Escolca, termine forse derivato dal nome Skolca, richiama un’antica istituzione di origine bizantina per la sorveglianza e la difesa del patrimonio comune che probabilmente indicava un insieme di piccoli villaggi, sorti intorno a delle antiche chiesette i cui ruderi si trovano ancora oggi nei dintorni del paese. Il suo nome compare per la prima volta nel periodo medioevale, quando nel IX secolo la villa di Escolca apparteneva alla curatoria di Siurgus nel Giudicato di Cagliari. A partire dal 1347, sotto gli Aragonesi, il territorio appartenne al nobile Raimondo Desvall che lo mantenne fino al 1350, anno in cui Escolca entrò a far parte dei possedimenti di Giovanni Carroz. La zona nella quale sorge l’abitato, fu abitata sin dal periodo nuragico: una delle poche testimonianze archeologiche giunte ai giorni nostri è rappresentata dal Nuraghe Monotorre, realizzato con rocce basaltiche, la cui struttura si è serbata per un’altezza di circa 2,5 metri. Il paese sorge sulle pendici meridionali della Giara di Serri e guarda la sottostante vallata di Gergei. Protetto dal vento di tramontana dall’altopiano di Serri, è naturalmente vocato alla coltura dell’olivo e del grano duro. L’abitato ha come fulcro la cinquecentesca Parrocchiale di Santa Cecilia, che custodisce una sua seicentesca statua lignea. Tra le altre amenità del luogo ricordiamo la Chiesa di Santa Lucia, forse centro del primo nucleo di Escolca, dal cui piccolo sagrato terrazzato si gode un ampio panorama su tutta la valle.
Il Comune di Escolca è protagonista di un percorso di sviluppo finalizzato al recupero del territorio e delle sue valenze, incentrato per la maggiore sulla tutela dei muretti a secco dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Le iniziative intraprese sono la conservazione e la valorizzazione del patrimonio architettonico, socio culturale e ambientale tra cui rientrano insistentemente i muretti a secco dei piccoli centri, che costituiscono gli elementi di integrazione tra le ricchezze territoriali e la valorizzazione dei luoghi, e consentono la realizzazione di iniziative di promozione culturale e identitario, che garantiscano sviluppo economico. Il progetto punta al recupero e valorizzazione del muretto a secco che si integra alla perfezione con gli interventi già eseguiti sul centro storico prefigurate dai piani di sviluppo regionale e dalla politica di valorizzazione delle risorse economiche, ambientali e culturali. Alcune delle opere realizzate e in fase di realizzazione: Manutenzione straordinaria e recupero ambientale dell’area di proprietà comunale in località “Ortu Canniu” dove si è ripristinato un muro a secco, realizzato un punto picnic e rivitalizzata l’area che si trovava in stato di fatiscenza; progetti di qualità parco Vergine delle Grazie; bando muretti a secco, per concessione contributi ai privati cittadini residenti e non, a totale carico del bilancio comunale per l’incentivazione alla riqualificazione degli stessi con importante ricaduta sull’ambiente di tutto il territorio comunale, in funzione di una continua interrelazione tra patrimonio architettonico urbano ed extraurbano. Attraverso la tutela, la conservazione e il ripristino dei muretti a secco esistenti ci si individua quale perno dello sviluppo locale un patrimonio costituito dalla sinergia tra identità ambientale, architettonica, storica e tradizionale sarda che si intende tramandare e tutelare.