DIRIGENTI SPORTIVI
Dr. Gabriele Gravina
Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio
‘What a wonderfull world’ è la sua canzone preferita, perché ‘è un inno all’amore e alla speranza’, diventando la colonna sonora di una vita appassionata, vissuta e conquistata passo dopo passo. Un viaggio ascensionale, come quello di Dante nell’Opera Musical ‘La Divina Commedia’ di cui è produttore, lungo 69 anni e ispirato ai valori dell’Umanesimo e del Rinascimento italiano.
Un patrimonio culturale e artistico personale e collettivo diventato fonte d’ispirazione, ancorché declinato in maniera diversa in tutte le sue progettualità. Un filo rosso che unisce e mai divide, perché questo è il segno distintivo più profondo del suo percorso esperienziale.
Gravina ne ha fatta molta di strada da Castellaneta, dove è nato, fino a Roma, sede della Federazione Italiana Giuoco Calcio, di cui è Presidente dal mese di ottobre del 2018. Nel mezzo del cammin della sua vita prima gli studi nel Collegio dei Padri Dehoniani ad Andria, quindi il Molise e poi l’Abruzzo tra Castel di Sangro e Sulmona, territorio d’adozione, dove si sono formate gran parte della sua personalità e tutta la sua felice carriera da imprenditore.
‘Essere protagonista e responsabile in prima persona del mio destino’, questa la motivazione principale che l’ha spinto a migrare e a migliorarsi nel percorso di vita, che gli ha riservato comunque molte soddisfazioni. Con questa forte spinta interiore ha deciso: di fondare un’azienda edile e poi una holding, oggi responsabilità dei suoi due figli; di entrare nel mondo del calcio, rilevando un piccolo Club di provincia, per poi rappresentare 1,4 milioni di tesserati in Italia e in Europa; di diventare docente universitario e di fare del suo credo ‘Sport è Cultura’ un corso di laurea; di creare sempre nuove opportunità di sviluppo del territorio e di coesione sociale grazie allo sport; di permeare di cultura, attraverso un inusuale processo di contaminazione, tutti gli ambiti delle sue molteplici attività.
Il resto è storia, anch’essa personale e collettiva, grazie alla Nazionale di calcio e all’Azzurro, il colore che unisce tutti gli italiani. Successi che inebriano e sconfitte di cui non si vergogna, ‘perché aiutano a maturare’. Concetti, approccio e linguaggio talvolta alieni dal contesto sportivo e professionale in cui si è cimentato, ma non è mai stato un problema perché la tenacia, ‘tipicamente abruzzese’, è un’altra sua caratteristica.