Enrico Baldi
Arresti cardiaci extra-ospedalieri durante la pandemia COVID-19 in Italia
La Regione Lombardia è stata una delle prime aree fuori dalla Cina ad essere colpita dal COVID-19, con il primo caso diagnosticato il 20 febbraio 2020 a Codogno (Lodi). Lo scopo del nostro studio è stato quello di verificare un’eventuale associazione tra COVID-19 e arresti cardiaci extra-ospedalieri. E’ stato confrontato il numero
degli arresti cardiaci extra-ospedalieri avvenuti nelle province di Pavia, Lodi, Cremona e Mantova nei primi 40 giorni dell’epidemia (dal 21 febbraio al 31 marzo 2020) rispetto a quelli avvenuti nello stesso periodo del 2019.
Ciò è stato possibile grazie ai dati del Registro degli Arresti Cardiaci della Regione Lombardia (LombardiaCARe), un registro prospettico e multicentrico promosso dalla Divisione di Cardiologia della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia in collaborazione con l’Agenzia Regionale Emergenza Urgenza (AREU) della Regione Lombardia. Sono stati inoltre esaminati i rapporti giornalieri dei nuovi casi di COVID-19 registrati dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile per valutare l’incidenza di COVID-19 nelle diverse Province. E’ stata anche effettuata una revisione di tutti i casi di arresto cardiaco extra-ospedaliero attraverso il database elettronico del Sistema di Emergenza Sanitaria, al fine di identificare quali pazienti avessero sintomi suggestivi di COVID-19 (febbre che perdurava da 3 giorni prima dell’arresto cardiaco associata a tosse e/o dispnea) o fossero risultati positivi al tampone molecolare faringeo per SARS-CoV-2 eseguito nei giorni precedenti o dopo l’arresto cardiaco. E’ stato dimostrato, prendendo in esame tutte e quattro le province insieme, come il numero degli arresti cardiaci avvenuti nel 2020 sia stato del 58% superiore (362 versus 229) rispetto allo stesso periodo del 2019. I risultati appaiono ancor più impressionanti prendendo in esame le quattro Province separatamente: incrementi più importanti sono stati infatti osservati nelle Province di Lodi e Cremona, che sono state quelle colpite per prime e che hanno avuto con una maggior incidenza di casi di COVID-19 per 100.000 abitanti, dove si è avuto un aumento degli arresti cardiaci extra-ospedalieri rispetto all’anno precedente rispettivamente del 187% e del 143%. E’ stato inoltre dimostrato come l’incidenza cumulativa di arresti cardiaci extra-ospedalieri sia stata fortemente associata con l’incidenza cumulativa di COVID-19 (coefficiente di correlazione Spearman rank di 0.87, 95%CI 0.83-0.91, p<0.001) e come l’incremento del numero di casi di arresto cardiaco extra-ospedaliero rispetto al 2019 (133 casi in più) abbia seguito il corso temporale dell’epidemia.
Si sono inoltre evidenziati dei cambiamenti delle caratteristiche dei pazienti con arresto cardiaco extra-ospedaliero nel 2020 rispetto al 2019. Sebbene il sesso e l’età dei pazienti siano stati simili tra i due anni, nel 2020 l’incidenza di arresti cardiaci da causa medica è stata più alta del 6.5%, probabilmente a causa dell’evoluzione dell’insufficienza respiratoria e delle complicanze cardiologiche tipiche del COVID-19. E’ stato inoltre osservato un incremento del 7.3% del numero di arresti cardiaci avvenuti al domicilio del paziente, probabilmente come conseguenza del lockdown, mentre si è avuto un incremento dell’11.3% degli arresti cardiaci non testimoniati da qualcuno accoppiato a una riduzione del 15.6% dei pazienti che hanno ricevuto la rianimazione
cardiopolmonare dagli astanti. Questi ultimi dati sono probabilmente dovuti alla riduzione di arresti cardiaci avvenuti in luogo pubblico, dove è più probabile che qualcuno testimoni l’evento e sia in grado di iniziare le manovre di rianimazione cardiopolmonare, al fatto che molte persone hanno svolto la quarantena in una casa o in una stanza diversa dal resto della famiglia e alla paura del contagio. E’ stato inoltre osservato un incremento di 3 minuti del tempo mediano di arrivo del Servizio di Emergenza Sanitaria nel 2020, probabilmente come conseguenza dell’enorme carico di richieste di soccorso ricevute e della necessità di indossare i dispositivi di protezione individuale. In termini di sopravvivenza, nel 2020 è stato osservato un incremento di morte pre-ospedaliera
del 14.9% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Inoltre, 103 dei pazienti che hanno subito un arresto cardiaco nel 2020 (che hanno rappresentato il 77% della differenza tra i due anni) avevano dei sintomi sospetti o una diagnosi di COVID-19. Questi dati, primi al mondo su questo aspetto, hanno permesso di evidenziare come il COVID-19 abbia avuto un forte impatto sull’incidenza degli arresti cardiaci extra-ospedalieri. Diverse possono essere le possibili cause di questa evidenza: alcune direttamente legate all’infezione, come l’insufficienza respiratoria e l’embolia polmonare, e altre legate all’effetto indiretto della pandemia, come il deterioramento a casa di malattie tempo-dipendenti a causa del ritardo nell’allertamento dei soccorsi da parte dei cittadini per paura del contagio in ospedale.