Anna Vittoria Mattioli
Modificazioni dello stile di vita durante la quarantena: impatto sul rischio cardiovascolare
La recente pandemia determinata del nuovo coronavirus, noto come Sindrome respiratoria acuta grave-Coronavirus-2 (SARS-CoV-2), ha presentato una sfida importante per i sistemi sanitari di tutto il mondo. La rapida trasmissione del virus è dovuta all’elevata infettività, alla capacità di trasmissione anche durante la fase asintomatica e alla virulenza relativamente bassa. Il 12 marzo 2020 l’OMS ha definito l’infezione da COVID-19 come pandemia. Nel marzo 2020 il governo italiano, come altri nel mondo, ha imposto la quarantena alla popolazione per contenere la diffusione del virus che ha determinato un elevato numero di morti.
Alla mordibità propria del virus dobbiamo aggiungere anche il forte impatto sulla salute mentale e fisica determinato dalle restrizioni imposte, soprattutto la quarantena della popolazione.
La quarantena è un’esperienza spiacevole, la sensazione di perdita della libertà, la preoccupazione sul rischio di contrarre la malattia e l’incertezza del futuro economico hanno fortemente influenzato lo stato di salute dei soggetti. La preoccupazione per la propria salute che ha generato ansia e stress che hanno determinato un’alta prevalenza di disagio psicologico, disturbi emotivi, depressione, irritabilità, insonnia. Inoltre la quarantena di popolazione ha avuto forti effetti sullo stile di vita con uno spostamento verso abitudini non salutari che hanno coinvolto soprattutto alimentazione, attività fisica e disturbi del sonno.
Negli ultimi anni le linee guida e le campagne di prevenzione rivolte alla popolazione hanno notevolmente ridotto mortalità per le principali malattie cardiovascolari promuovendo un’alimentazione sana (Dieta Mediterranea), l’aumento della attività fisica e la riduzione del fumo. Durante la quarantena lo stile di vita sano si è modificato vanificando gli effetti della prevenzione. Diversi individui hanno sviluppato come risposta allo stress un aumento della quantità di cibo introdotta e soprattutto una variazione della qualità dei cibi, un aumento del consumo di alimenti a lunga conservazione e un consumo di cibi ricchi di zuccheri e grassi. Questo desiderio di consumare un determinato tipo di cibo è definito “food craving”. Il desiderio di cibo è un’esperienza multidimensionale che include aspetti cognitivi (pensare al cibo), emotivi (desiderio di mangiare), comportamentali (cercare cibo) e fisiologici (salivazione). Esiste un meccanismo fisiologico della fame di carboidrati, che si basa sulla produzione di serotonina che ha un effetto positivo sull’umore, effetto che è proporzionale all’indice glicemico degli alimenti. In Italia si è registrato un aumento del consumo di carboidrati (pasta, pane, dolci). E’ stato inoltre riportato che lo stress indotto dalla quarantena si è tradotto in disturbi del sonno che aggravano ulteriormente lo stress e aumentano il desiderio di cibo. Tale modificazioni della alimentazione hanno avuto l’effetto di aumentare nella popolazione il rischio di obesità. Inoltre il fenomeno del “Food Craving” ha determinato una riduzione dell’introito di frutta e verdura, fonti importanti di antiossidanti che svolgono un ruolo importante nella prevenzione cardiovascolare in quanto riducono la risposta infiammatoria e migliorano la risposta immunitaria. Un meccanismo simile viene esercitato anche dall’attività fisica regolare. Negli ultimi anni sono state pubblicate diverse evidenze scientifiche sugli effetti benefici della attività fisica regolare in contrapposizione alla sedentarietà tipica dei tempi moderni. Durante la quarantena i governi hanno vietato la maggior parte degli esercizi all’aperto e delle attività sociali collegate all’esercizio fisico (ad esempio frequentare la palestra o la piscina) con conseguente riduzione dell’attività fisica.Inoltre il lockdown ha costretto le persone ad una vita sedentaria, con aumento del tempo trascorso davanti alla televisione o al computer.
Effetto ulteriormente peggiorato dallo smart-working. Durante la quarantena, mantenere attività ed esercizio fisico si è rivelato essenziale per la salute non solo fisica ma anche mentale ed in questo si sono rivelati utili gli strumenti di comunicazione attraverso corsi online, app o programmi di esercizio fisico personalizzati. Tuttavia la maggior parte della popolazione, soprattutto le donne, ha aumentato la sedentarietà. Le donne hanno sofferto maggiormente da un punto di vista psicologico anche a causa del loro ruolo all’interno della famiglia (assistenza agli anziani e ai bambini) e hanno messo in atto strategie compensatorie caratterizzate principalmente da una dieta non salutare. In conclusione, la recente pandemia COVID-19 ha determinato una serie di modificazioni dello stile di vita che porteranno ad un aumento delle patologie cardiovascolari nei prossimi anni. E’ necessario implementare le strategie di prevenzione per un corretto stile di vita. Occorre rivalutare il rischio cardiovascolare del singolo alla luce delle variazioni verificatesi durante questa lunga pandemia.