Valentina Parisi
Tessuto adiposo epicardico in pazienti con insufficienza cardiaca
Il tessuto adiposo epicardico, il deposito di grasso viscerale cardiaco, ricopre gran parte della superficie del miocardio e ne condivide la microcircolazione, con un conseguente continuo scambio di metaboliti. In condizioni fisiologiche, ha la funzione di nutrire e proteggere il cuore.
Tuttavia, in condizioni patologiche, esso si accumula, cambia metabolismo e secerne citochine infiammatorie, coinvolte nella patogenesi di molte patologie cardiovascolari. L’azione deleteria del tessuto adiposo epicardico potrebbe essere mediata anche da altri fattori. In particolare, in questo studio abbiamo ipotizzato che, in pazienti con insufficienza cardiaca avanzata, il tessuto adiposo epicardico possa influenzare la funzione autonomica del miocardio, mediate la secrezione di catecolamine.
In questi pazienti, l’iperattivazione simpatica ha origine come meccanismo di compenso ma infine risulta in un deleterio rimodellamento dei recettori adrenergici cardiaci con un conseguente peggioramento dell’insufficienza cardiaca ed una maggiore propensione alle aritmie.
È noto, infatti, che in pazienti con più alto grado di disfunzione autonomica la mortalità sia più elevata.
In particolare, la presenza di denervazione cardiaca, valutata con metodica 123I-metaiodobenzilguanidina (123I-MIBG), è associata a prognosi infausta.
Studi preliminari hanno ipotizzato che i depositi di tessuto adiposo viscerale possano essere fonte di catecolamine.
Tuttavia, non è noto se questa proprietà possa essere attribuita anche al tessuto adiposo epicardico. In questo studio abbiamo esplorato la possibilità che l’aumento del tessuto adiposo epicardico possa essere associato al grado di disfunzione autonomica miocardica in pazienti affetti da insufficienza cardiaca.
Abbiamo inoltre testato l’ipotesi che il tessuto adiposo epicardico possa essere esso stesso fonte di catecolamine, e dunque concorrere a tale disfunzione.
Dato l’impatto della denervazione adrenergica cardiaca sulla prognosi dei pazienti con insufficienza cardiaca, è di fondamentale importanza l’identificazione di nuovi markers di disfunzione autonomica per una migliore stratificazione del rischio dei pazienti affetti da insufficienza cardiaca.
Nel presente studio, in 110 pazienti abbiamo evidenziato per la prima volta la correlazione tra lo spessore del tessuto adiposo epicardico all’ecocardiografia e l’attività del sistema adrenergico cardiaco valutata con 123I-MIBG, metodica di riferimento ma poco accessibile e molto costosa.
L’ecocardiografia è un esame di routine nel paziente con insufficienza cardiaca, dunque la misurazione dello spessore del tessuto adiposo epicardico durante esame ecocardiografico potrebbe essere largamente diffusa.
I risultati dello studio hanno mostrato che lo spessore del tessuto adiposo epicardico è un predittore indipendente di disfunzione autonomica con un valore predittivo additivo rispetto ai dati demografici e clinici.
Dunque, la misurazione dello spessore del tessuto adiposo epicardico mediante ecocardiografia offre la possibilità di migliorare la corrente stratificazione del rischio dei pazienti con insufficienza cardiaca.
Nell’ipotesi che il tessuto adipose epicardico potesse avere un ruolo nella disfunzione autonomica del miocardio, abbiamo misurato i livelli di catecolamine, gli enzimi biosintetici delle catecolamine e le fibre nervose simpatiche sia in biopsie di tessuto adiposo epicardico che di tessuto adiposo sottocutaneo.
Abbiamo osservato che il tessuto adiposo epicardico ha un’attività adrenergica potenziata con alti livelli di catecolamine, che vengono prodotte localmente come evidenziato dall’espressione degli enzimi biosintetici delle stesse.
Dunque, il tessuto adiposo epicardico con la produzione locale e la secrezione paracrina delle catecolamine potrebbe attivamente contribuire alla disfunzione adrenergica nell’insufficienza cardiaca.
E’ possibile ipotizzare che il tessuto adiposo epicardico possa funzionare da ganglio paracardiaco e mediare l’attività adrenergica sistemica trasducendo i segnali neurormonali circolanti.
In conclusione, questo studio fornisce la prima evidenza di una correlazione diretta tra l’accumulo del tessuto adiposo epicardico e la disfunzione autonomica nell’insufficienza cardiaca avanzata.