Elsa Vitale
Gli Infermieri italiani in prima linea durante la pandemia da Covid-19
Nel mese di Novembre 2019, una nuova infezione da sindrome respiratoria acuta grave da Coronavirus (SARSCoV-2) (COVID-19) si è diffusa rapidamente dalla Cina in tutto il mondo, assumendo le caratteristiche di un’emergenza sanitaria pandemica (1). Diversi studi in letteratura (2-5) hanno riportato che i professionisti, impegnati
in prima linea nella cura dei pazienti affetti da COVID-19, sono altamente a rischio di sviluppare un disturbo psichiatrico, a causa del numero crescente di casi accertati e sospetti, dell’elevato carico di lavoro, dell’assenza di farmaci specifici. Inoltre, la letteratura riporta che le variazioni dei valori di indice di massa corporea (IMC) e delle condizioni di stress causano meccanismi pro-infiammatori ed antinfiammatori, che dipendono dal tipo e dall’intensità dei fattori di stress (6,7). Infatti, i fattori di stress acuti sembrano migliorare la funzione immunitaria. Al contrario, i fattori di stress cronici risultano essere soppressivi, inducendo uno stato di pro-infiammazione, caratterizzato dall’aumento della proteina C-reattiva (CRP), dell’interleuchina-6 (IL-6), del fattore di necrosi tumorale-α (TNFα), dell’interleuchina-1β (IL-1β) e del fattore di trascrizione nucleare kappa B (NF-κB) (8). L’attuale situazione pandemica da COVID-19 è di per sé una condizione psicologica particolarmente stressante, soprattutto per coloro che sono a stretto contatto con pazienti affetti da infezione da SARS-CoV-2 (9-11). Alla luce delle evidenze riportate, il presente studio si propone di indagare i livelli di ansia e di insonnia tra gli infermieri che lavorano nei reparti di terapia intensiva, direttamente coinvolti nella cura dei pazienti Covid-19. Inoltre, valutando i valori di IMC dei partecipanti allo studio, prima e durante la pandemia, si è voluto indagare se le differenze di IMC siano in aumento o in diminuzione e se queste differenze possano essere correlate ai livelli di ansia e di insonnia tra gli infermieri italiani.
Lo studio è stato condotto in due momenti distinti: “pre-pandemia”, ovvero fino a Dicembre 2019 e “durante- pandemia”, da Marzo 2020 a Maggio 2020. E’ stato elaborato e somministrato un questionario “ad hoc” che comprendeva sia alcune informazioni socio-demografiche della popolazione oggetto di studio, ovvero: sesso, età anagrafica, valori di IMC in “pre-pandemia” e in “durante-pandemia”, livelli di ansia e di insonnia. In totale 291 infermieri sono stati intervistati, di cui 78 (26.80%) riportano problemi di ansia. Di questi, 59 (20.27%) sono donne e 19 (6.53%) sono uomini. Inoltre, si registra un aumento significativo del numero di infermiere donne rispetto agli uomini che registrano problemi di insonnia moderati e gravi (p=.025). Si riporta anche l’aumento dell’IMC tra gli infermieri nel periodo “durante” la pandemia (p<.001), senza distinzione in base al sesso. Infine, correlazioni significative si riscontrano tra i livelli di insonnia ei livelli di ansia (p<.001) e tra i livelli di insonnia e il sesso (p=.003).
Le variazioni di IMC, tuttavia, non sono significativamente correlate con nessuna delle altre variabili considerate, nonostante i partecipanti abbiano per la maggior parte ammesso l’aumentato del proprio IMC nel periodo “durante”, dovuto probabilmente ad un maggiore apporto calorico e ad una ridotta attività fisica svolta durante la fase del lockdown. Dalla letteratura si riporta come le reazioni ai fattori di stress siano di diversi tipi (12) e gli ormoni rilasciati in risposta allo stress possano influenzare in modo specifico l’appetito, poiché è stato riportato che la noradrenalina (13) e l’ormone di rilascio della corticotropina (CRH) (14) sopprimono l’appetito durante le condizioni stressanti, mentre è noto che il cortisolo stimola l’appetito durante la fase di recupero dallo stress (15).
Nello specifico, la pandemia da Covid-19 ha messo a dura prova la salute psicologica dell’intera popolazione mondiale, in particolare quella infermieristica (16). Considerati nell’insieme, i fattori stressanti possono indurre situazioni ansiose nei soggetti colpiti o alterare le condizioni del sonno. Tali alterazioni potrebbero portare ad una variazione della normale assunzione di cibo, provocandone un aumento o una diminuzione e l’alterazione dei valori di IMC nei soggetti affetti (17-19). Allo stesso tempo, la letteratura attesta uno stato di infiammazione persistente in soggetti che soffrono di ansia o che non dormono bene durante la notte (20,21).
Lo stato di infiammazione è presente anche in soggetti con IMC, sia al di sotto che al di sopra dei valori normali di riferimento (6,7). Ne consegue, quindi, che gli infermieri impiegati in prima linea nella cura dei pazienti affetti da Covid-19 hanno sviluppato in questi mesi di duro lavoro uno stato di infiammazione cronico latente, in cui i livelli di ansia e la qualità del sonno non sono soddisfacenti.