Chiara Benedetto
Analisi prospettica della risposta immunitaria all’infezione da SARS-CoV2 in gravidanza
La progettazione dello studio risale a quando il tipo e la durata della risposta immunitaria a SARS-CoV-2, in corso di gravidanza, non erano ancora noti e i dati nella popolazione generale erano scarsi.
A fine febbraio 2020 l’Italia era diventata il primo paese europeo, in ordine temporale, ad essere investito dalla pandemia e fu proprio questo precoce coinvolgimento che ci indusse a stendere un protocollo di studio con l’obiettivo di valutare in modo prospettico la risposta anticorpale di donne gravide all’infezione da SARS-CoV-2.
Il protocollo fu rapidamente approvato dal Comitato Etico dell’Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino e iniziammo il reclutamento delle pazienti nell’aprile 2020.
Ciò ci permise di essere i primi al mondo a fornire dati sul tipo di anticorpi prodotti in seguito all’infezione contratta nel primo trimestre di gravidanza e la variazione della loro concentrazione nei mesi successivi sino al parto.
Tra aprile e giugno 2020, fu proposto un prelievo di sangue per dosaggio degli anticorpi anti-SARS-CoV-2 a tutte le donne nel primo trimestre di gravidanza, che accedevano al Presidio Ospedaliero Universitario S. Anna di Torino, per la diagnosi prenatale o per sintomi correlati al Covid-19.
In tal modo si intendevano individuare le infezioni sia sintomatiche che asintomatiche, pregresse o in corso. Il siero delle prime pazienti incluse nello studio fu inizialmente conservato, in modo da poter essere analizzato quando fossero stati disponibili i kit di dosaggio degli anticorpi neutralizzanti e non- neutralizzanti anti-SARSCoV-2.
Gli anticorpi neutralizzanti anti-SARS-CoV-2 sono un particolare tipo di anticorpi capaci di inattivare il virus, rendendolo inefficace e non più in grado di infettare le cellule bersaglio. Nel caso di SARS-CoV-2, gli anticorpi neutralizzanti interferiscono principalmente con la proteina di superficie denominata Spike.
Gli anticorpi non-neutralizzanti, al contrario, sono inefficaci nel bloccare la capacità di infettare le cellule e sono rivolti verso proteine virali di rivestimento, differenti da Spike.
Lo stesso dosaggio anticorpale su sangue fu riproposto alle stesse donne anche a 16, 21 settimane e al parto.
Inoltre, fu prelevato e analizzato il sangue arterioso del funicolo, immediatamente dopo il parto, così da valutare l’eventuale trasmissione degli anticorpi al neonato.
Il 10.4% delle 164 donne reclutate, risultò aver contratto COVID-19 nel primo trimestre di gravidanza. Il 94.1% di queste aveva prodotto anticorpi non-neutralizzanti. Il 75% delle donne che avevano espresso anticorpi non-neutralizzanti (tipo IgG), esprimeva anche anticorpi neutralizzanti, mentre il 5.9% delle donne infette non presentava alcuna risposta anticorpale dosabile.
L’analisi prospettica sui campioni raccolti nel corso della gravidanza dimostrò che gli anticorpi neutralizzanti rimanevano più o meno stabili fra il primo trimestre e il parto, mentre gli anticorpi non-neutralizzanti diminuivano progressivamente e in modo statisticamente significativo dopo le 16 settimane di epoca gestazionale.
Tutti i neonati di donne che avevano sviluppato anticorpi IgG (neutralizzanti o non neutralizzanti) presentavano gli stessi anticorpi nel sangue del cordone.
Al momento della pubblicazione, nel gennaio 2021, questo studio anticorpale, nell’ambito della letteratura scientifica internazionale, è risultato quello con follow up più lungo in gravidanza e tra i maggiori nella popolazione generale.
In sintesi, l’analisi di risposta anticorpale a SARS-CoV-2 dal primo trimestre al parto, quindi fino ad almeno 6 mesi dopo l’infezione da SARS-CoV-2, ha dimostrato di essere una tipica risposta anticorpale a un’infezione virale acuta. In coloro che hanno sviluppato una risposta anticorpale neutralizzante, i livelli anticorpali sono rimasti stabili per l’intera durata della gravidanza e gli anticorpi sono stati trasmessi al neonato.
La durata della risposta immunitaria neutralizzante, rilevata nel nostro studio, fa pensare che la vaccinazione nel primo trimestre possa essere sufficiente a garantire un’adeguata protezione durante la gestazione, senza necessità di richiami vaccinali. Inoltre, i nostri dati suggeriscono che le donne in gravidanza, che hanno prodotto solo anticorpi non-neutralizzanti in seguito a infezione da SARS-CoV-2, dovrebbero essere vaccinate al fine di stimolare una risposta immunitaria efficace.