Antonella Polimeni
La Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno: la punta di un iceberg
La sindrome delle apnee ostruttive del sonno (Obstructive Sleep Apnea Syndrome, OSAS) rappresenta un grave e crescente problema sanitario, sociale ed economico con una prevalenza in età adulta superiore al 20% sia nel sesso maschile che in quello femminile. In Italia due milioni di persone nella popolazione presentano un quadro conclamato di apnee del sonno e ogni medico di medicina generale ha circa 150 pazienti che soffrono di apnee ostruttive del sonno, di cui 50 con patologia conclamata. Essa è caratterizzata dalla riduzione (ipopnea) o dalla cessazione (apnea) del flusso aereo durante il sonno, riferibile al periodico restringimento, fino al collasso, dello spazio faringeo. Può essere causata da un’ostruzione parziale prolungata delle vie aeree superiori o da un intermittente blocco delle stesse con alterazione della normale ventilazione e continuità del sonno. Le ripercussioni della mancata diagnosi e del mancato trattamento dell’OSAS determinano sul piano sanitario e sociale un diretto aumento della morbilità e mortalità della popolazione affetta, un aumento dei costi sanitari dovuti al trattamento delle comorbilità cardiovascolari e metaboliche, una perdita di produttività e un maggior numero di incidenti stradali e infortuni sul lavoro. Come indicato dalle Linee Guida del Ministero della Salute per la prevenzione ed il trattamento odontoiatrico del russamento e della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS), l’odontostomatologo assume un ruolo di sentinella epidemiologica e diagnostica e deve poter riconoscere segni e sintomi quali: russamento cronico, sonnolenza diurna, risvegli notturni con fame d’aria, stanchezza cronica, nicturia, cefalea. In tale contesto, si inseriscono i numerosi studi condotti da ricercatori e specialisti della Sapienza Università di Roma volti ad indagare la natura multidisciplinare della sindrome delle apnee ostruttive del sonno. Un primo esempio è rappresentato da una ricerca condotta su casi di soggetti adulti affetti da OSAS severo complicati da scarsa compliance alla CPAP che ha mostrato l’efficacia di una terapia combinata che associ alla CPAP (Continuous Positive Airway Pressure) l’applicazione ortodontica di un MAD (Mandibular Advancement Device) nella riduzione significativa degli indici di apnea/ipopnea. In tale direzione si inserisce anche uno studio che ha rilevato una correlazione statisticamente significativa tra la disfunzione olfattiva e la gravità dell’apnea notturna misurata utilizzando l’AHI (indice Apnea/Ipopnea). Un ulteriore apporto di Sapienza in tale ambito è rappresentato da ulteriori studi condotti in collaborazione con ricercatori di altre Università italiane che hanno indagato l’effetto dell’invecchiamento sul collasso delle vie aeree superiori in soggetti affetti da OSAS esaminando il tipo di ostruzione associato a specifici siti anatomici, e sulla sonnolenza rilevando che gli effetti dell’OSAS sulla sonnolenza diurna sono statisticamente significativi nei soggetti più giovani rispetto ai soggetti anziani.
Alla luce di quanto descritto, emerge con chiarezza quanto una attenta lettura dei dati epidemiologici e i riconoscimento precoce dei fattori di rischio dell’OSAS possano rappresentare i due principali strumenti per lo specialista per far emergere quella parte di popolazione che rappresenta circa il 70% ad elevato rischio di OSAS che ad oggi non è ancora identificata, limitando così le ripercussioni a livello sanitario con costi diretti e indiretti derivanti dalla mancata prevenzione e conseguente trattamento della patologia.
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