Carmela Rita Balistreri
programmazione dello sviluppo del sistema ematopoietico dell’adulto
In questi anni l’aumento dell’incidenza e prevalenza, delle patologie croniche (cardiovascolari, neurodegenerative, neoplasie, autoimmuni) e delle disabilità ad esse legate dell’adulto, ha portato a cercare di sviluppare delle strategie atte a stopparne o ritardarne l’insorgenza.
Questa imperativa necessità ha incrementato gli sforzi e l’interesse dei ricercatori nell’identificarne i triggers (le cause) e i meccanismi da essi legati abili ad evocarne l’esordio.
Una particolare attenzione è stata data alla scoperta dei meccanismi epigenetici, che ha permesso il superamento del modello riduzionista in medicina, aprendo la possibilità ad un approccio sistemico, che vede l’individuo e il suo stato di salute o malattia sotto l’influenza sia dell’ambiente e sia della dimensione biologica.
Con l’avvento dell’epigenetica il riduzionismo, infatti, viene abbandonato, e si apre la possibilità di vedere la cellula, il genoma e l’intero organismo attraverso un approccio sistemico, fornendo la base molecolare a molti fenomeni di modulazione dell’espressione genica.
Ne deriva una visione complessa dell’individuo, caratterizzata dalla reciproca influenza della sua dimensione culturale e della sua dimensione biologica.
La malattia, in particolare, viene ad essere interpretata aldilà dei limiti della tradizionale genetica di popolazione, in un contesto, cioè, che tenga conto anche della dinamica a breve termine del genoma, sia ontogenetica che transgenerazionale; il genoma, infatti, non è più visto come una rigida sequenza di basi, ma come uno dei molteplici moduli dinamici capaci anche di evoluzione a breve termine, persino nel corso di una sola vita.
Le basi di questa visione della malattia furono poste negli anni ’90 da David Barker, medico ed epidemiologo inglese, il quale elaborò una teoria sulle origini embriofetali delle malattie dell’adulto (DOHaD: Developmental Origins of Health and Disease).
Da allora, l’ipotesi di Barker ha portato ad enfatizzare il concetto di “programmazione dello sviluppo”, ossia la capacità di avversità genitoriali (prima del concepimento e durante la gravidanza) e fattori fetali (cioè ipossia, malnutrizione e insufficienza placentare) di modificare permanentemente i sistemi fisiologici della progenie, predisponendola all’invecchiamento precoce e alle malattie croniche durante l’età adulta.
Nella prole si osserva quindi una funzionalità alterata dei sistemi endocrino, immunitario, nervoso e cardiovascolare. Fattori di rischio dei genitori e della prole (durante lo sviluppo prenatale o postnatale) causano cambiamenti permanenti alla fisiologia, al metabolismo e all’epigenoma di un individuo che successivamente ne influenzeranno la salute e aumenteranno il rischio di malattia.
Tali fattori includono, ma non sono limitate a, sottonutrizione, sovranutrizione, malnutrizione, ma all’esposizione a teratogeni, tra cui sostanze inquinanti, farmaci, alcol, ecc.; ambienti ormonali alterati derivanti da sovrappeso materno e paterno, obesità, eccessivo aumento di peso gestazionale, diabete mellito; stress materno; stress ossidativo da ipertensione o insufficienza della placenta.
L’ipotesi di Baker, ha, dunque, posto le basi per lo sviluppo di teorie che hanno dimostrato un legame tra il peso alla nascita e il rischio di sviluppare durante l’età adulta ipertensione, patologie cardiovascolari, renali, polmonari, neurodegenerative, diabete e obesità.
Successivamente sono stati dimostrati legami anche con lo sviluppo di scarse difese immunitarie. Questa ultima evidenza, ci ha portati a comprendere se il sistema ematopoietico stesso rappresenti anche nell’adulto un ritratto della programmazione fetale.
Nel nostro studio ne abbiamo dimostrato la veridicità dell’ipotesi, e suggerito come sia possibile intervenire per correggere la mal programmazione fetale. Abbiamo proposti alcuni interventi e raccomandazioni a favore della salute, con la speranza di garantire la salute delle generazioni future e cercando di contrastare il continuo aumento delle malattie legate all’età nelle popolazioni umane.