Giorgia Colombo
La neutralizzazione extracellulare della nicotinamide fosforibosiltransferasi (enampt) contrasta l’evasione immunitaria delle cellule t nel cancro al seno
La nicotinamide fosforibosiltransferasi (NAMPT) è stata studiata negli anni per la sua capacità di fornire NAD (nicotinamide adenina dinucleotide), molecola fondamentale per l’avvenire di tutte le reazioni metaboliche, come ad esempio la glicolisi. Per molti anni NAMPT è stata studiata come possibile bersaglio, all’interno delle cellule tumorali, e descritta come in grado di sostenere la crescita e la proliferazione di queste ultime. Per questo motivo, sono stati sviluppati diversi inibitori della stessa, che si sono rivelati essere fondamentali del fermare la proliferazione delle cellule cancerose in vitro e in vivo. Purtroppo, una volta testati nell’uomo, queste molecole si sono rivelate tossiche, soprattutto a carico degli organi che richiedono più energia, come il cuore e gli occhi. Per tale motivo, queste molecole sono state ritirate dai test clinici. Più recentemente si è scoperto che questa proteina non solo è presente all’interno della cellula, ma è anche rilasciata da diversi tipi cellulari, senza che agisca più come produttore di NAD, e quindi non necessaria per le reazioni metaboliche descritte precedentemente, ma capace di attivare diversi segnali cellulari. Ad esempio, il nostro gruppo di ricerca, si è concentrato sul rilascio di questa proteina da parte delle cellule tumorali, in particolare studiando modelli preclinici di tumore alla mammella triplo negativo, forma più aggressiva di questo tumore e con minori possibilità terapeutiche al momento presenti. Al di fuori della cellula la proteina prende il nome di eNAMPT. Le cellule tumorali sono in grado di produrre questa eNAMPT, inducendo immunosoppressione, quindi promuovendo la capacità del tumore di eludere il sistema immunitario, affinche non possa essere distrutto. Tale meccanismo di immunosoppressione è la strategia principale delle cellule tumorali affinchè possano crescere indisturbate e il sistema immunario non possa riconoscerle come estranee e distruggerle. Istruire il sistema immunitario a riconoscere le cellule tumorali è il principale ruolo dell’immunoterapia.Inoltre, eNAMPT è stata misurata essere elevata nel sangue delle pazienti affette da tumore alla mammella, in particolare quello triplo negativo: una più grande quantità di eNAMPT nel sangue di queste pazienti maggiormente è correlabile alla mortalità.
Per questo motivo, abbiamo prodotto un anticorpo monoloclonale in grado di legare e inibire eNAMPT. Questo anticorpo, già in test in vitro, si era dimostrato efficace del derminare uno spegnimento di diversi segnali cellulari a livello di cellule tumorali e immunitarie.
Al fine di testare la sua efficacia terapeutica, abbiamo utilizzato dei modelli preclinici di tumore alla mammella triplo negativo in cui si determina la grandezza del tumore, il suo peso, la presenza di metastasi polmonari e la presenza di un ingrossamento della milza. La somministrazione dell’anticorpo anti-eNAMPT in modelli preclinici di tumore alla mammella triplo negativo ha dimostrato numerosi benefici: prima di tutto la riduzione del tumore in grandezza e in peso, la riduzione delle metastasi al polmone, riduzione della grandezza della milza, e, in secondo luogo la riattivazione del sistema immunitario, recrutando a livello della massa tumorale, le cellule T citotossiche, in grado di attaccare le cellule cancerose per eliminarle.
Inoltre, il nostro anticorpo anti-eNAMPT si è rivelato efficace nel ridurre il numero di alcune particolari cellule T regolatorie, linfociti T che in condizioni normali “spengono” il sistema immunario evitando danni superflui agli organi, mentre nell’ambito tumorale vengono reclutate dal tumore affinchè questo non venga riconosciuto dallo stesso sistema per essere poi eliminato. Questi particolari linfociti T regolatori, positivi per una molecola chiamata PD-1, sono quelli che maggiormente comunicano con le cellule tumorali, legandosi alla loro controparte, la molecola PD-L1 in grado di attivare dei segnali “di spegnimento” verso tutte le altre cellule del sistema immunitario.
Cercando di comprendere maggiormente il meccanismo attraverso il cui il nostro anticorpo eNAMPT sia in grado di manifestare gli effetti sopra descritti, abbiamo isolato ex vivo le cellule tumorali e le cellule T linfocitarie da questi tumori per poter identificare come l’espressione di diversi geni fosse cambiata in seguito a trattamento. Attraverso tecniche di sequenziamento del RNA, abbiamo identificato che l’anticorpo sia in grado di modificare le caratteristiche delle cellule tumorali in primis, riducendo geni associati alla metastatizzazione, alla formazione di nuovi vasi, fonte di nutrimento per il tumore stesso. Concludendo, il nostro gruppo di ricerca, ha sviluppo e dimostrato l’efficacia di un nuovo strumento farmacologico contro il tumore alla mammella triplo negativo, la cui disponibilita di farmaci ed efficiacia di questi risulta essere minore.