Isolarchitetti
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Qui, come in altre chiese che abbiamo progettato nel tempo, abbiamo cercato un rapporto attento con il paesaggio.
Paesaggio inteso non solo come “contesto” spazio fisico, edifici, verde, strade che circondano il nuovo intervento, ma, anche spazio dove i caratteri dei luoghi si fanno spazio culturale, reti di relazioni e di incontri, percorsi che, dal territorio circostante, convergono nello spazio liturgico.
L’inserimento del nuovo complesso parrocchiale sul lotto, diviene, insieme al sagrato, occasione per riorganizzare il territorio, riallacciare percorsi e collegamenti interrotti, e contribuire ad una qualità urbana e di paesaggio diffusa.
Il paesaggio di Pizzo ci ha suggerito di disegnare una chiesa che si affaccia protesa verso il mare.
È collocata sul declivio che scende ripido a valle, a ridosso dell’asse viario che connette i più recenti insediamenti.
Qui, l’edificio è ben radicato alla terra ed al luogo.
Declinata su una trama ortogonale si staglia l’aula liturgica, che emerge, bianchissima, con la purezza della forma e della materia, dai volumi scabri, pietrosi che la circondano: forma lenticolare, foglia nervata, prua di nave verso il richiamo del cielo e del mare.
Guardando dal basso, dal mare, si ha la percezione di una rocca bianca e tufacea, che dialoga con l’architettura naturale delle grotte e delle faglie caratteristiche del paesaggio circostante.
Il sagrato, qui, è spazio dell’accoglienza, protetto da un filare di ulivi, compreso tra il volume articolato della chiesa e quello lineare delle opere per la catechesi.
Varcata la soglia, si è immersi e coinvolti in uno spazio limpido, assorto, familiare, pensato per dare ai fedeli un senso di appartenenza e di pace.
La luce mediterranea penetra attraverso la fenditura a ridosso dell’altare, e dalle cortine di tufo a treillage, creando effetti luminosi, variabili a seconda delle ore del giorno e del mutare delle stagioni.