Lamberto Rossi Associati
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La riconversione dell’ex-ospedale di Forlì, un complesso a padiglioni del primo Novecento in un’area di 9 ettari, ha consentito al Comune di Forlì e all’Università di Bologna di realizzare uno tra i più innovativi campus italiani: un intervento esemplare senza consumo di suolo. Sfruttando la posizione baricentrica dell’ex-ospedale, il campus è concepito come un ponte tra centro storico e città contemporanea, tra tradizione e innovazione, tra passato e futuro di Forlì. Una “promenade urbane” lunga 250 metri, di padiglioni restaurati e nuovi edifici immersi in un parco lussureggiante che, per la prima volta, consente di attraversare questo quadrante di città da sempre chiuso in se stesso, individuato spesso – nella percezione collettiva – come luogo di sofferenza.
Il nuovo campus è un luogo visionario, esuberante. Ruota intorno al nuovo teaching hub, composto dai tre corpi delle aule e dal “trefolo”, la spina dorsale del sistema: una lunga galleria urbana leggera e trasparente aperta verso il parco. E’ l’intreccio di tre tubi di 6×3,5 m in cemento armato, rivestiti da 4.600 mq di lastre di acciaio, che partono dalla tre quote dell’impianto storico e intersecandosi definiscono – in negativo – uno spazio mutevole in altezza e in larghezza: il mall. Accolgono una funzione fondamentale, spesso trascurata negli atenei italiani: gli spazi studio singoli e di gruppo (471 posti) per studenti, ricercatori e docenti.
La metafora del “trefolo” ricorda che così come le funi si rafforzano perché formate dall’intreccio dei cavi, così anche nell’università quando le tre funzioni primarie – didattica, ricerca e alta formazione – interagiscono, generano luoghi stimolanti di scambio culturale, scientifico e tecnologico, programmaticamente anti-gerarchici.
La stereometria dei volumi, il colore naturale e i chiaro-scuri regolari del frangisole che li avvolge – 23 km lineari di doghe – smaterializzano i tre corpi della didattica serviti dal Trefolo che appaiono come megaliti nel parco.