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Il territorio lombardo appare oggi come la peculiare sovrapposizione di una struttura di matrice agricola fatta di centri storici, cascine, rogge e filari alberati e di quella che molti chiamano “città diffusa”, cresciuta in maniera non sempre ordinata per rispondere ai bisogni della vita contemporanea.
Il contesto in cui si colloca il nuovo intervento residenziale è strutturato dalle direttrici stradali esistenti e dalle sistemazioni ambientali ad esse legate, quali i filari di pini marittimi che bordano via Re Umberto I e il parco a sud di via Lura.
L’area del nuovo intervento era una delle sedi storiche della nota ditta di casseforti Parma. Intorno ad essa, gli edifici esistenti di diversa scala, tipologia e altezza non appaiono capaci di costituire lo sfondo di un ambiente di natura collettiva.
Il nuovo complesso residenziale cerca quindi di dare forma a uno spazio condiviso con il quartiere in prossimità del suo ingresso principale e ad una corte verde tra gli edifici che rappresenti un momento di relazione e vita comune degli abitanti. L’andamento sfalsato degli edifici intorno alla corte crea nuovi affacci d’angolo, aumentandone il senso di “porosità” nei confronti delle sistemazioni a verde; il loro profilo a gradoni è studiato per massimizzare l’insolazione di tutti gli ambienti; insieme ai terrazzi privati dalle dimensioni generose e all’andamento mistilineo dei volumi edilizi e dei parapetti esso crea una continua compenetrazione tra interno ed esterno.
I materiali, le tessiture e i dettagli architettonici dei parapetti dei terrazzi dal peculiare andamento a catenaria, dei muri d’ambito e delle parti comuni, vogliono formare lo sfondo amato di valori e stili di vita contemporanei, e al contempo mostrare il radicamento in un luogo specifico.
Senza alcuna nostalgia, essi rivelano una continuità ideale con la stagione felice dell’architettura del secondo dopoguerra di architetti quali BBPR, Caccia Dominioni, Magistretti, Gardella, Gio Ponti e tanti altri.