FINCANTIERI INFRASTRUCTURE
Via Genova, 1 – 34121 Trieste (Ts)
“Chi sa fare navi sa fare tutto”
ha detto Renzo Piano ed è con questa consapevolezza che Fincantieri ha iniziato a lavorare alla ricostruzione del nuovo ponte di Genova nell’immediatezza della tragedia. Un’opera che da subito è stata destinata a diventare un punto di riferimento: gli occhi del mondo erano puntati sul cantiere del Polcevera. L’Italia aveva l’occasione unica, e insieme il dovere, di mostrare di essere in grado di costruire in fretta e bene. I lavori hanno preso il via con il supporto della città e insieme alle migliori eccellenze nazionali. Ne è nato un cantiere perenne, attivo di giorno e di notte, un cantiere che in sé ne conteneva altri, mentre si lavorava in altezza alla struttura d’acciaio che sarebbe diventata l’anima del ponte, le attività a terra non si sono mai fermate. Neppure il Covid che ha paralizzato il mondo, ha potuto bloccare quel cantiere. A Genova si è dimostrato che anche in Italia si possono realizzare opere uniche: il primo ponte in Europa interamente smart, tecnologicamente avanzato e sostenibile. Modello Fincantieri. Quello che da ogni parte è stato salutato come il “miracolo del modello Genova” altro non è che la trasposizione di un metodo di lavoro che Fincantieri adopera da sempre. Pieno rispetto delle regole, dei tempi e dei costi.
Quando si deve consegnare una nave è così che si fa: si decide il giorno e si lavora per rispettare la scadenza. Così è stato fatto per il ponte di Genova. Si era detto un anno, si è fatto prima.
Migliaia di persone, i “mille del ponte” così li hanno chiamati, da Nord a Sud, negli stabilimenti di Valeggio sul Mincio, Castellammare di Stabia e Sestri Ponente, hanno lavorato giorno e notte, sfidando uno dei periodi più drammatici che si ricordino dal secondo dopoguerra. Comune denominatore la passione, il senso di appartenenza e la voglia di lasciare il segno in quell’infrastruttura unica. A Genova ha preso il via un nuovo processo culturale, almeno questa è la speranza.
Oggi in Italia non ci sarà più un nuovo Michelangelo, un uomo che è diventato cieco per dipingere la cappella Sistina, ma resta il Paese che ha fatto il Rinascimento e ha nel suo DNA la capacità di cambiare il mondo anticipando il futuro.