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Roma
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Esistono luoghi da cui poter guardare Roma nel suo panorama, ed esistono poi luoghi privilegiati che quel panorama lo disegnano, e che da Roma vengono guardati.
L’area su cui insiste l’albergo appartiene alla seconda categoria. Un piccolo spazio incastonato tra l’Orto botanico e via San Francesco di Sales. Una sorta di giardino segreto, timidamente nascosto alle orde dei turisti che quotidianamente frequentano il Rione che più identifica Roma nell’immaginifico collettivo: Trastevere.
La riconversione di un edificio è sempre un’operazione complessa. Bisogna decidere se trattarlo come un solo involucro che per motivi di vincoli storici non può essere demolito, o se, quello stesso involucro ha un’anima da preservare. Ovviamente la seconda strada, che è poi anche la più difficile, prevede la sua trasformazione in linguaggio architettonico.
La nostra scelta è stata quella di cercare non soltanto di preservare la natura di questa piccola oasi, ma di farla parlare, per capire come era giusto intervenire.
E’ stato necessario fare un passo indietro e lasciarci guidare non soltanto dal luogo come entità fisica quanto dal luogo come entità identitaria, con la volontà di non togliere la sua anima ma valorizzarla ed attualizzarla.
Le linee progettuali sono linee rette, dure, sottolineate da profili metallici, cambi di geometria e materiale, al fine di esaltare le linee sinuose del verde inserito come parte integrante del progetto.
Le camere, tredici superior e quattro deluxe, sono invece posizionate in quello che in passato era il vecchio deposito di legname e che negli anni più volte hanno cercato di rifunzionalizzare con varie scuole di arti teatrali.
Ogni elemento d’arredo è stato affidato ad artigiani italiani che, insieme a noi, ne hanno curato ogni dettaglio. Abbiamo deciso di percorrere la strada del “realismo” dei materiali trattati nella maniera più pura ed autentica possibile.
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