Dobbiaco
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Il nome Dobbiaco viene dal tedesco Toblach, e infatti fono alla Prima Guerra Mondiale le autorità militari italiane indicavano il comune col nome Toblacco. Una tesi ha affermato l’origine del nome “Dobbiaco”, da Duplagum, ovvero “due-acque”, in quanto nelle vicinanze del paese si trovano sia due laghi che le sorgenti di due importanti fiumi, la Drava e la Rienza. La seconda parte del toponimo in lingua tedesca infatti si può ricondurre a “Bach” che in italiano significa torrente. Sitrova a 1256 metri sul mare, e fa parte dei “Comuni delle tre Cime” insieme a Sesto e San Candido.
Detta anche “la porta delle Dolomiti”, Dobbiaco è incastonata nella splendida Val Pusteria, ed è protetta a sud dalle pareti rocciose delle Dolomiti (Cima Nove, Monte Serla) mentre dall’altro lato troviamo la catena delle Alpi dei Tauri occidentali (Cornetto di Confine, Corno di Fana) e delle Alpi Carniche, le quali vanno a formare la sella di Dobbiaco.
I primi insediamenti a Dobbiaco si possono far risalire con buona approssimazione alla tarda età del ferro, e probabilmente i primi abitanti della zona furono gli illiri. Vi si stanziarono in seguito tribù celtiche, prima della conquista dei Romani. Cadde poi sotto il dominio delle popolazioni germaniche, appartenendo all’Autstria nel periodo pre e post napoleonico.
Nel dopoguerra il paese ebbe un grande sviluppo economico, grazie anche alle Olimpiadi invernali della vicina Cortina nel 1956. Dobbiaco già in questi primi anni del dopoguerra richiamava molte persone importanti come Ernest Hemingway, che visitò il paese nel 1948.
L’impegno di Dobbiaco nel perseguire una rinnovabilità pressochè totale porta il commune in cima alla classifica di Legambiente nel Rapporto dei Comuni Rinnovabili. Rientrano nella categoria dei Comuni 100% Rinnovabili quelli in cui il mix delle fonti rinnovabili installate riescono a superare i fabbisogni elettrici e termici dei cittadini residenti (riscaldamento di case, uffici, acqua calda per usi sanitari ed elettricità). Per costruire questa classifica, Legambiente mette assieme le informazioni raccolte che riguardano i diversi impianti installati nei territori, in modo da calcolare il rapporto tra l’energia prodotta e quella consumata dalle famiglie residenti.
Nel caso di Dobbiaco, risultati reali e concerti vengono raggiunti grazie alle cooperative locali che gestiscono tutta la filiera energetica, dalla produzione alla distribuzione, e grazie a 1.590 kW di impianti fotovoltaici, 1.279 kW di mini-idroelettrico la cui produzione elettrica supera ampiamente il fabbisogno elettrico delle famiglie. Sono inoltre installati pannelli solari termici (1.350 mq) e grazie alla rete di teleriscaldamento allacciata a due impianti – uno da biomassa da 18 MW termici e uno da biogas da 132 kW si arriva anche in questo caso a superare di molto il fabbisogno termico dei cittadini residenti. L’impianto di teleriscaldamento a biomassa inaugurato nel 1995 è in grado di soddisfare anche il fabbisogno termico del limitrofo Comune di San Candido. A Dobbiaco la biomassa utilizzata è il cippato di origine locale, proveniente da residui delle potature boschive, cortecce, scarti di legno dalle segherie e dalle industrie. La gestione del riscaldamento urbano è affidata alla Cooperativa FTI che conta 500 Soci, tra cui il Comune, le famiglie residenti e moltissimi esercizi commerciali. Attraverso una rete di teleriscaldamento distribuisce energia termica a oltre 1.000 utenti, garantendo il 30% circa di risparmio rispetto ai tradizionali combustibili.
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