Grotte di Castro
Piazza Guglielmo Marconi, n. 6 – 01025 – Grotte di Castro
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Le origini del paese risalgono all’epoca etrusca quando, nel corso della seconda metà dell’VIII sec. a.C. fu fondato, sull’altura ad sud-est del borgo medievale denominata “Civita”, un abitato del quale non si conosce il nome antico. Della città etrusca non rimane ormai che qualche tenue traccia, mentre numerose sono le necropoli: Vigna la Piazza, Centocamere, Pianezze. L’antico insediamento rimase in vita fino all’arrivo dei Longobardi, quando venne devastato e gli abitanti superstiti costretti a trovare riparo in luoghi più sicuri. Fu così che in una vicina altura sorse l’attuale paese di Grotte di Castro, chiamato in origine Castrum Cryptarum. Dopo secoli di silenzio, Grotte appare menzionato per la prima volta nel 1077 in un atto di donazione della Contessa Matilde di Canossa, che concesse parte dei territorio che deteneva nella Tuscia alla Chiesa. Gli anni seguenti furono caratterizzati da lotte di potere che videro Grotte conteso tra Viterbo, Acquapendente e Orvieto. Questo periodo buio terminò nel 1537 quando il Papa costituì il Ducato di Castro concesso alla famiglia Farnese, includendovi anche Grotte. Sotto questa casata la città visse un periodo di pace e prosperità in cui vennero edificati: il Palazzo Comunale(oggi sede del Museo Civita), il Palazzo di Innocenzo Iuzzi e la Basilica Santuario di Maria SS. Del Suffragio. Con la fine del Ducato di Castro nel 1649, Grotte passò definitivamente in mano alla Chiesa e nel 1870 entrò a far parte del Regno d’Italia.
Il 16 giugno 2018 è stato aperto al pubblico, dopo un lungo intervento di restauro e valorizzazione, un ampio settore del sepolcreto di Casale-Centocamere, riferibile alla necropoli occidentale dell’importante città etrusca che sorgeva sul colle della Civita e che costituì, tra il VII e il VI sec. a.C., il centro più rilevante nel territorio compreso tra il lago di Bolsena e la media valle del Fiora.
Il progetto è stato finanziato con fondi della Regione Lazio (PSR 2007-2013, Progettazione integrata P.I.T. Alta Tuscia) e condotto dal Comune di Grotte di Castro d’intesa con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale. I lavori hanno riguardato la sistemazione della scarpata con la realizzazione di un percorso fruibile dai visitatori attraverso gradinate di tufo; l’illuminazione delle tombe e il posizionamento di pannelli esplicativi. Da questo nucleo sepolcrale provengono le più antiche tombe a camera del comprensorio, individuate dalle indagini svolte, tra il 2008 e il 2010 dalla Soprintendenza, sotto la direzione di Enrico Pellegrini in collaborazione con i volontari del Gruppo Archeologico Castrum Cryptarum. La necropoli deve la sua denominazione alla presenza di numerose tombe collegate tra di loro da un sistema di fori aperti nelle pareti delle camere funerarie dagli scavatori abusivi. Le tombe presentano in genere più camere funerarie che si sviluppano in profondità verso l’interno, in asse con l’ingresso: le deposizioni sono in fosse scavate sul pavimento e sulle banchine o entro loculi sulle pareti. L’apertura al pubblico della necropoli di Centocamere costituisce un importante tassello nel processo di configurazione del Parco Archeologico, avviato nel 1985 per volontà dell’Amministrazione comunale e della Soprintendenza, con l’apertura dell’area archeologica di Pianezze e proseguito nel 2012 con l’allestimento del Museo Civita all’interno del Palazzo del Vignola.