Varzi
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Varzi, crocevia di popoli, culture e commerci dell’appennino delle 4 province, è noto dal 993, quando era possesso dell’abbazia di San Colombano di Bobbio. Presso Varzi sorgeva l’antica pieve di San Germano, della diocesi di Tortona, da cui dipendevano molti paesi della valle. Come il resto della vallata, cadde sotto il potere dei Malaspina, che ne ebbero regolare investitura nel 1164. La fortuna di Varzi iniziò nel XIII secolo: le divisioni ereditarie tra i Malaspina determinarono nel 1221 la separazione tra i Malaspina dello Spino Secco (in Val Trebbia) e dello Spino Fiorito (in Valle Staffora); questi ultimi si divisero nel 1275 tra altre tre linee; il marchese Azzolino, capostipite della linea di Varzi, vi prese dimora, vi fece costruire il castello e fortificò il borgo, facendone il capoluogo di una vasta signoria. La prosperità di Varzi, centro dei commerci della valle, rimase intatta e centrale, grazie alla Via del Sale tra Pianura e Mare ed i commerci, fino al XVII secolo. Il marchesato di Varzi era una delle principali giurisdizioni dell’Oltrepò, con grande autonomia giudiziaria e fiscale. Dopo l’8 settembre del 1943, come in tutto l’Oltrepò Pavese, si formarono le prime bande partigiane e Varzi divenne il centro di una zona libera (le cosiddette ‘repubbliche partigiane’), comprendente 17 comuni circostanti. Rimase territorio libero fino al 29 novembre e per questo è stata insignita dalla Repubblica Italiana, nel 2019, della medaglia d’oro al Valore militare.
Varzi intende valorizzare la più ampia riqualificazione della Via del Sale riscoprendo l’antico percorso commerciale che collegava la Pianura Padana al Mare attraversando l’Appennino Lombardo.
Tale intervento, insieme a quelli svolti sui sentieri, porterà nuova vita l’ingresso medievale del borgo di Varzi da cui partiva la Via del Sale. Il Progetto coinvolge il “Casone”. L’edificio, con piano seminterrato e tre piani fuori terra, fino a qualche tempo fa era in completo stato di abbandono, pur restando intatto strutturalmente; è situato all’interno del primitivo nucleo storico in via di dentro a Varzi, che costituiva una porzione della cinta murata del borgo originario e pertanto adiacente alla Torre di Porta Sottana, che con la Torre di Porta Soprana erano le due porte di ingresso e uscita dal borgo nel XIII secolo.
Il “Casone” era infatti l’antico corpo di guardia dei gendarmi preposti al controllo delle persone e delle merci che transitavano per l’antico borgo, (“casello daziario”), luogo strategico e obbligatorio per il passaggio lungo la via del sale.
La restituzione alla cittadinanza di un edificio di tale pregio storico e la rivitalizzazione della porta sottana del borgo di Varzi rappresentano degli obiettivi importanti che uniti alla ricostituzione e promozione della via del Sale, oltre che all’arrivo della greenway a meno di 200 metri dal borgo di Varzi, completa uno scenario di tutto interesse in ottica di fruizione esperienziale.
Infatti, il turista potrà, dopo aver percorso la greenway o in preparazione alla via del sale, visitare il borgo di Varzi ed accedere a due dei tesori medievali dell’Alto Oltrepò: Il Castello Malaspina ed il Casone. Il Casone rigenerato ed aperto alla cittadinanza svilupperà un percorso di contaminazione tra la storia rappresentata dal luogo dalla narrazione dei popoli che li vi hanno transitato raccontando come il borgo di Varzi sia cresciuto grazie ai commerci e di come sia diventato nel 1944 Repubblica Partigiana di Varzi.
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