San Giovanni Rotondo
Puglia
Nota oggi al mondo perché ospita le spoglie di San Pio da Pietrelcina, sorge incastonata al centro di un bellissimo scenario naturale nel verde del Parco Nazionale del Gargano e poggiata sulle alture delle colline a ridosso del Monte Calvo, la vetta più alta del promontorio garganico dalla quale è possibile assistere ad un panorama unico. Fondata sulle rovine di un preesistente villaggio del IV secolo a.C., San Giovanni Rotondo è legato al frate cappuccino che qui ha vissuto per circa 50 anni, lasciando un indelebile segno della sua presenza. Il polo religioso sviluppatosi attorno alla figura di Padre Pio annovera: l’antico convento dei Frati Minori Cappuccini del 1540; la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, consacrata nel 1959 e nella quale Padre Pio ha celebrato la sua ultima messa; la nuova Chiesa di Renzo Piano, vero gioiello dell’architettura religiosa moderna in cui si trova la cripta con le spoglie di San Pio.
Nel borgo antico, centro storico della cittadina garganica, si respira ancora l’atmosfera di un tempo che sembra essersi fermato. Qui troviamo Il “Museo Biografico di Padre Pio” un museo delle cere realizzato nel 2001. Le mura di cinta, fatte costruire da Federico II, impreziosite dalla torre cilindrica, sono oggi sede del Museo delle Arti Popolari dove sono esposti e custoditi gli oggetti della civiltà contadina locale.
Le stesse mura circondano il centro antico, costellato da luoghi di devozione: la chiesa di Sant’Orsola, edificata a partire dal 1500, è l’edificio sacro più ricco di arte e di storia; la chiesa di Sant’Onofrio, costruzione medievale del 1300; la chiesa di San Nicola dove si conserva la splendida statua dell’Addolorata, benedetta da Padre Pio da Pietrelcina.
Ricca di storia e la chiesa di San Giovanni Battista, detta la Rotonda, edificata nel V secolo sulle rovine di un antichissimo tempio circolare dedicato al Dio Giano.
Dominanti la conca di un antico lago, restano ancora oggi i solenni ruderi della chiesa di Sant’Egidio ai Pantano.
Si può definire il P.E.B.A. (Piano per l’Abbattimento delle Barriere Architettoniche) come un documento “meta progettuale”, nel senso di uno strumento pluridisciplinare conoscitivo degli impedimenti originati da cause naturali o antropiche allo svolgimento di una vita sociale di qualità per le persone colpite da disabilità. Tuttavia a questo primo segmento sociale si deve aggiungere anche quella porzione di cittadini che si potrebbero trovare dal punto di vista psico-fisico in condizioni di fragilità quali ad esempio: donne in stato di gravidanza, popolazione anziana, portatori di handicap temporanei ed altri ancora.
Il Comune di San Giovanni Rotondo ha intrapreso sin da subito la realizzazione di opere di abbattimento delle barriere architettoniche, previa redazione del P.E.B.A., adottato con delibera di Giunta n.77 del 07.05.21 con annesso preventivo di spesa di circa 1milione di €,come strumento per la pianificazione e la programmazione coordinata degli interventi, ritenuti fondamentali per la piena accessibilità e fruibilità degli spazi urbani. Lo scopo primario è stato l’individuazione di percorsi pedonali dedicati al raggiungimento degli edifici di competenza dell’ente e immobili di valenza pubblica, utilizzando per quanto possibilmente i marciapiedi esistenti.
Il piano si suddivide nelle seguenti fasi: conoscenza del territorio, censimento degli edifici di competenza dell’ente e immobili di valenza pubblica, individuazione di percorsi, rilievo delle barriere architettoniche esistenti, descrizione delle opere di adeguamento, costi sintetici per la realizzazione delle opere di adeguamento e programmazione degli interventi.
Restano in ogni caso le esperienze dirette, tutt’altro che teoriche, delle persona che hanno particolari necessità e solamente unendo teoria e pratica, è stata possibile il raggiungimento dell’obiettivo che ha come scopo l’ottimizzazione tesa all’adattamento dell’ambiente costruito eliminando definitivamente l’handicap che ricordiamo essere un fenomeno sociale dipendente dalle condizioni sociali ed ambientali in cui il soggetto vive e solo in parte e invece influenzato dalla condizione di disabilità.
Il tutto è nato dalla necessità di avere una città il meno discriminante possibile, costituita da cittadini consapevoli di una presenza, largamente rappresentata, di soggetti anziani e portatori di differenti disabilità con pari diritti quindi una città “tollerante” che ripropone la reciprocità del rispetto come base del rapporto umano.