Galluccio
Al passeggero che dalla via Casilina, da Mignano tende al mare al golfo di Gaeta, s’apre un orizzonte di aria tersa, fertili colline verdi di castagni, querce secolari e rigogliosi vigneti: è la terra di Galluccio, punto d’incontro di antiche civiltà, scrigno di storia millenaria, adagiata ai piedi del vulcano Monte S. Croce, nel Parco Regionale “Roccamonfina-Foce del Garigliano”, che ha visto passare Osci e Aurunci, Saraceni e Romani, Normanni e Longobardi, Francesi e Spagnoli, in un crogiuolo di tradizioni, costumi e architetture diverse, di cui oggi si conservano segni e vestigia. Si sviluppa in sei centri maggiori e innumerevoli borghi antichi, ognuno con proprie caratteristiche e fascino particolare: dal centro storico con il complesso monumentale di S. Stefano (sec. XIV-XVII) ed i resti dell’antico fortilizio normanno-longobardo, al centro moderno di S. Clemente, pulsante di attività; dal borgo di Sipicciano, con le chiese di S. Bartolomeo e S. Maria del Trionfo, i palazzi settecenteschi ed i resti di ville romane del I secolo, agli antichi colli di Vaglie; dai pittoreschi centri di Calabritto, con la chiesa di S. Maria del Casale e di Campo, con la chiesa di S.Lorenzo, al vetusto borgo di S.Donato, con il cimitero neoclassico e l’omonima chiesa, ricca di affreschi cinque-secenteschi, al fascinoso borgo di Cavelle, con la casa natale dell’umanista Giannantonio Campano, vescovo, poeta, fine oratore e governatore di città; dall’antico centro di Saraceni, tetro ricordo di vetusti eccidi (sec. X), al centro di Mieli, con i resti di palazzo Colizza, entrambi arroccati alle pendici del monte Camino, sede delle Muse e teatro di aspri combattimenti negli anni di guerra 1943/1944.
Nel centro storico, la Collegiata di S. Stefano è un pregevole scrigno di arte, con il soffitto a cassettoni e rosoni intagliati e dorati, le tele della scuola pittorica napoletana del Settecento, tra cui la Lapidazione di S. Stefano, a firma di Jacopo Cestaro e Il Sangue del Redentore del Peccheneda, le maioliche seicentesche e il magnifico coro in legno di noce, il campanile in tufo (già torre normanna) e la chiesa dell’Annunziata (sec. XV). Da qui, con un sentiero che si inoltra nei boschi, si raggiunge la cappella della Madonna del Carmine (Sec. XVIII) in uno slargo sul fiumiciattolo Peccia e con un altro sentiero, che lo attraversa, si raggiunge la chiesa di San Giacomo in Vaglie.
Per ciò che riguarda la tradizione religiosa, particolarmente sentita è la venerazione di S. Antonio Abate, patrono del centro di S. Clemente, in cui onore si accendono ogni anno, il 16 e 17 gennaio, i tradizionali falò, che squarciano le tenebrose ombre invernali e al cui calore si consumano pasti pantagruelici e colossali bevute. Il Paese si anima soprattutto nei mesi estivi, quando ad accogliere visitatori e villeggianti si snodano feste e sagre: dalla Mostra dell’Artigianato con l’annessa rassegna del folk internazionale, alla Sagra dell’Uva e del Vino, che celebra il vino GALLUCCIO D.O.C. ottenuto dagli antichi vitigni autoctoni falanghina (bianco) e aglianico (rosso); la mostra degli antichi mestieri; la sagra della castagna e del fungo porcino, per esaltare e promuovere questi prodotti tipici della terra gallucciana; la festa dell’Emigrante; il Galluccio Food Village. Oltre a godere delle attrazioni delle sagre, i visitatori possono imparare a conoscere l’ambiente che li ospita, nel Museo interattivo di natura viva e scienze naturali, ubicato nel palazzo Seccareccia nella frazione capoluogo S. Clemente, nel quale è possibile conoscere la storia evolutiva ambientale, le particolarità geologiche, il fascino della flora e fauna locale.