San Donà di Piave
San Donà, con i suoi 42mila abitanti, è la città più grande lungo il corso del Fiume Sacro alla Patria: il Piave. Probabilmente unico fiume al mondo a collegare due territori riconosciuti come Patrimoni dell’Umanità dall’Unesco: le Dolomiti e Venezia con la sua Laguna. Pochi altri centri hanno visto la propria storia, la propria conformazione, la propria stessa anima segnata dalla presenza di un elemento geografico quale è un fiume. Che non ha caso in veneto è femminile, la Piave, come fosse una madre.
La città sorge su terra di bonifica, dove c’erano paludi e malaria, tanto da meritarsi l’appellativo di “Olanda d’Italia”. Viene distrutta, esattamente cento anni fa, nella catastrofe della Grande Guerra. È città due volte martire, colpita di nuovo nel secondo conflitto mondiale. Rinasce da protagonista del miracolo economico del Nordest che la porta ad essere il principale centro di quella fascia di Veneto che tende verso il Friuli. La sua tradizione contadina si conserva nelle fiere, nelle feste e nei prodotti tipici, dal vino Raboso al raro Mais Biancoperla, base per la polenta. Magari da gustare nelle osterie di campagna, fra canali di bonifica e piccole chiese immerse nel verde. Il suo presente invece è fatto di vita all’aria aperta, tanto da essere stata anche celebrata come la Città più sportiva d’Italia. Da citare almeno il rugby, forse lo sport che più qualifica il territorio, ma anche la canoa, il ciclismo, il nordic walking… Con importanti ricadute turistiche, favorite dalla vicinanza con Venezia e con le spiagge. Va anche in quest’ottica lo sforzo dell’amministrazione comunale per la rigenerazione urbana e il contenimento del consumo di suolo. Teatri dove si trovavano capannoni, gallerie d’arte in vecchi negozi, aree edificabili che tornano campagna, approdi per barche elettriche sul Fiume Sacro alla Patria, promozione delle grandi ciclabili europee. Introdotte agevolazioni fiscali per il cambiamento di destinazione d’uso di aree industriali o commerciali dismesse. Tra i risultati: la nascita di uno spazio spettacoli in una ex fabbrica. Inoltre San Donà è probabilmente il Comune italiano in cui si è attuata la maggiore riconversione di aree edificabili in aree agricole, per ben 60 ettari. E ancora, uno specifico regolamento per consentire l’uso temporaneo di spazi abbandonati. E al coinvolgimento diretto della cittadinanza con un regolamento per la cura dei beni comuni.
La posa di alcuni pontili sul Piave ha fatto nascere qualcosa che prima non c’era: un importante turismo fluviale, sostenibile, fatto di piccole imbarcazioni. Sulla stessa linea anche l’inclusione di San Donà di Piave nel tracciato della Ciclovia dell’Amicizia Monaco – Venezia per intercettare almeno parte dell’enorme potenziale del cicloturismo nordico. Grandi progetti anche all’orizzonte. Uno è già partito con l’acquisizione da parte del Comune di una caserma dismessa di 80mila metri quadrati, la sua pulizia da parte di decine di volontari, e un bando per il suo nuovo utilizzo. Altri sono fondati su progetti europei di rigenerazione urbana e partecipazione, quali UrbAct – City Centre Doctor, in qualità di capofila di una rete di 10 città europee, e Horizon 2020 – WeGovNow. Infine il più importante, denominato Porta Nord, premia la riqualificazione di edifici parte dell’archeologia industriale, in collaborazione con privati, ferrovie e aziende di trasporti, con il suo inserimento nel Bando Periferie. Obiettivi: un nuovo spazio fieristico, una stazione integrata ferro – gomma, e uno spazio per la creatività, denominato Cantina dei Talenti, in una antica Cantina Sociale. Senza consumo di suolo.