Castel Sant’Elia
Lazio
Il territorio in cui sorge Castel Sant’Elia fu abitato nel I millennio (età del ferro) dai falischi, popolo affine ai latini, di lingua indoeuropea. L’insediamento, a seguito della sua particolare caratterizzazione geomorfologica, risulta dotato di una naturale potenzialità difensiva. A partire dal VI secolo, le testimonianze documentali attestano già l’esistenza nella Valle Suppentonia di una importante comunità monastica organizzata e definita; già sottoposta all’autorità di un Abate e successivamente assorbita e uniformatasi alla Regola monastica benedettina. La permanenza dei Benedettini al Monastero di Sant’Elia, durò fino al 1256 quando Alessandro IV concesse ai Canonici del S. Spirito in Saxia di Roma il Monastero. In un documento del XII secolo, l’insediamento di Castel Sant’Elia viene citato, per la prima volta, con il nome di Castrum Montis S. Eliae, a riprova che il Castellum si era trasformato in Castrum, ovvero, in Centro fortificato.
“……..una delle più belle e pittoresche parti della campagna romana……….questa regione veduta in distanza, sembra una pianura leggermente ondulata. chi invece si inoltra in essa, si trova ad un tratto sul ciglio di larghi burroni che solcano il suolo ed in fondo ai quali corre un piccolo torrente. questi rivi nascono nelle colline di Sutri, di vico, di Viterbo e dapprima scendono quasi a fior di terra. a poco a poco si vengono poi avvallando, e serpeggiano in mezzo a queste valli profonde, larghe talvolta più d’un miglio; né può facilmente concepirsi in qual modo così piccoli rigagnoli abbiano potuto scavare letti tanto estesi e profondi. ed al contrario quale altra forza se non l’acqua può averli formati? le pareti di queste voragini sono per lo più grandiosi squarci di rocce a perpendicolo, talvolta scoscendimenti erbosi o vestiti di boscaglie. il fondo è fresco e verdeggiante pei grandi alberi ed ombre opache, le correnti, i filetti d’acqua, i ristagni ove questa impadula; che ora si vedono e riflettono il verde della campagna o l’azzurro del cielo, ora rimangono confusi o celati sotto le volte d’una robusta e fitta vegetazione. non ho mai veduto un più ricco tesoro di bellezze naturali per lo studio di paese……. ” (Massimo D’Azeglio – “ I Miei Ricordi”).