Giovinazzo
Puglia
Giovinazzo, dal toponimo medievale Juvenatium, rimanda alla romana Natiolum e alle mura rinnovate da Nerva Traiano nel II sec. D.C.. Le mura attuali, del XV sec., cingono in parte il nucleo storico della città. Il viandante che si addentra nel borgo può ammirare la Cattedrale duecentesca, in tipico romanico-pugliese, con il suo celebre rosone e la cripta del 1150. Il tempio conserva l’antica icona bizantina della Madonna di Corsignano, protettrice della città. Poco distante, il seicentesco Palazzo Ducale voluto dalla famiglia Giudice, ultimi feudatari della città. Ma tra i bianchi vicoli del borgo è tutto un susseguirsi di chiese, da quella barocca di S. Maria di Costantinopoli a quella dello Spirito Santo, con la sua copertura a cupolette di trullo, fino alla più piccola, la chiesa di San Lorenzo del 1305. Imperdibili i palazzi storici: la sontuosa corte de Ritiis, il rinascimentale Palazzo Saraceno, l’alto-medievale Palazzo Spinelli, dove visse il cronista duecentesco Matteo Spinelli.
Giovinazzo possiede due singolari tesori, uno archeologico e l’altro pittorico. Stiamo parlando del Dolmen di San Silvestro e del dipinto raffigurante ‘San Felice in cattedra’ di Lorenzo Lotto. Il primo è uno straordinario monumento sepolcrale risalente all’Età del Bronzo, costruito circa 4.000 anni fa, tra i meglio conservati in Italia e in Europa per la quasi totale integrità con cui ci è pervenuto. La sua incredibile scoperta avvenne per caso nel 196. Si tratta di una grande tomba collettiva del tipo “a galleria”, l’unico con il dromos ancora integro. La tomba, con la sua evidente monumentalità, rappresentava un punto di riferimento per le comunità stanziate nel territorio nella preistoria e alla cui sepoltura potevano accedere forse individui di status più elevato nell’ambito delle società dell’età del Bronzo. Il secondo tesoro custodito a Giovinazzo è il dipinto di Lorenzo Lotto, il grande artista veneto del ‘500. Il ‘San Felice in cattedra’, conservato nella chiesa di San Domenico e dipinto tra il 1541 e il 1542, proviene dalla distrutta chiesa di San Felice. In origine faceva parte di un trittico raffigurante, oltre al San Felice, i Santi Antonio da Padova e Nicola da Tolentino, e recante nella cimasa un “Cristo passo” . E’ lo stesso artista veneto a menzionare Giovinazzo nel suo ‘Libro dei Conti’. Ed è qui, in questo allora angolo remoto dell’Italia cinquecentesca, che lasciò la sua preziosa firma e la sua incredibile opera.