Chi è Giuseppe Bungaro?
A soli 18 anni, da tutti considerato un prodigio della ricerca scientifica, ha già vito molti ambiti premi: nel 2018 ha vinto l’ European Union Contest for Young Scientists; è stato inserito tra le 100 Eccellenze Italiane premiate a Palazzo Montecitorio dalla Case Editrice RDE; ha rappresentato l’Italia a Gdynia in Polonia all’ “Expo-Sciences Europe” (ESE). Nel 2019 sarà presente all’ “Expo Science International” di Abu Dhabi. Il suo progetto di uno stent coronarico salvavita gli è valso il titolo di Alfiere della Repubblica Italiana.
Questo giovane enfant prodige, vive a Fragagnano, piccola comunità in provincia di Taranto e studia presso il Liceo Scientifico, opzione scienze applicate, IISS “Del Prete-Falcone” di Sava. Ha realizzato una protesi cardiaca grazie alla quale si eviteranno problematiche legate al rigetto e all’impianto.
Ha iniziato nel 2015 a studiare problematiche cardiache, stimolato dalla curiosità che gli avevano destato alcuni casi similari all’interno del nucleo famigliare. Da lì è iniziata la passione e la ricerca di quali potessero essere le alternative in ambito medico. In particolar modo, voleva scoprire quali fossero i problemi legati agli impianti di endoprotesi (o stent, struttura metallica inserita in un vaso sanguigno qualora esso sia occluso oppure presenti problematiche quali un aneurisma).
Giuseppe scrive dunque una piccola tesi e la invia al dottor Fausto Castriota, dottore dell’ospedale “Maria Cecilia Hospital” di Cotignola (provincia di Ravenna), e da lì inizia il suo cammino nel gruppo GVM Care and Research, che studia e approfondisce l’ambito della ricerca cardiovascolare.
Con il normale stent in materiale metallico non si consente al paziente di ritornare alla vita normale dopo l’operazione chirurgica, perché l’uso di questo materiale crea vari disagi e complicanze nella fase post-operatoria. L’obiettivo è proprio quello di consentire al paziente il ritorno all’autonomia dopo l’operazione, quindi la sua idea è di utilizzare un altro materiale che rispetti comunque le proprietà che uno stent deve rispettare. In primo luogo l’identificazione per via radiografica: un impianto di endoprotesi deve essere visualizzabile sul monitor dei raggi (caratteristica offerta dal metallo).
Poi deve rispettare la legge dei flussi, ovvero non deve creare impedimento all’interno del vaso sanguigno, cioè deve fare in modo che il sangue fluisca normalmente all’interno del vaso. Infine, la sua forza radiale: deve riuscire a rimanere fermo nella zona dove lo si va a impiantare, non deve avere la capacità di muoversi all’interno del vaso perché, date le pressioni elevate, si rischierebbe di spingere lo stent in un vaso importante e quindi si comprometterebbe la vita del paziente.
La protesi vecchia, posizionata male, creava complicanze serie quali dissezione arteria, aneurisma (ingrossamento arteria), infiammazione vaso (fattore di rischio importante per una nuova chiusura dello stesso). Modificando la struttura il metallo non poggerà sul vaso direttamente, quindi si evita la dissezione del vaso, l’infiammazione viene evitata tramite il rilascio di un farmaco inserito sulla protesi (che si disperde autonomamente dopo due anni) e che viene ingerito quotidianamente nel paziente. Così si arresta il processo infiammatorio.Quindi ha modificato l’intera struttura della protesi: la parte esterna della protesi, quella che va a poggiare direttamente sul vaso, non è più in metallo ma è pericardio, in particolare bovino perché rivelatosi efficiente nei test di laboratorio. All’interno del vaso ha posizionato delle cellette di nanotecnologie messe in posizione quasi elicoidale, perché questa posizione rispetta la legge dei flussi, la rigidità che deve avere nel vaso e permette anche l’auto-espansione della protesi , infatti all’interno del corpo umano, a 37 gradi, appena viene rilasciata, essa si auto-espande.
Mentre prepara gli esami di maturità e i test d’ingresso per la facoltà di Medicina, il giovane Giuseppe sta svolgendo il tirocinio per il progetto didattico di alternanza scuola-lavoro con il dottor Luigi Specchia, cardiochirurgo al Città di Lecce Hospital. La strada è ancora lunga, ma Giuseppe ha le idee chiare: lui non sarà uno dei tanti cervelli in fuga, il suo percorso lo immagina tutto Made in Italy.