Alice Indini
Triage diagnostico per la valutazione dell’incidenza di COVID-19 nei pazienti oncologici
I pazienti immunocompromessi, inclusi i pazienti oncologici, sono considerati soggetti ad alto rischio in caso di infezione da nuovo coronavirus (Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2, SARS-CoV-2), e della malattia respiratoria a esso correlata (COronaVIrus Disease 19, COVID-19). Le malattie oncologiche infatti, si sviluppano in una condizione di compromissione del sistema immunitario, e gli stessi trattamenti oncologici (es. chemioterapia, radioterapia) possono ulteriormente aumentare il rischio infettivo di questi pazienti. L’Italia è stata la seconda nazione dopo la Cina ad affrontare la rapida diffusione della pandemia di COVID-19.
Con la diffusione della pandemia di COVID-19, a livello internazionale sono state adottate misure generali volte a mantenere le divisioni oncologiche “COVID-free”, per ridurre il rischio di diffusione del virus tra pazienti e operatori sanitari, garantendo la prosecuzione delle attività oncologiche in maniera sicura. Tuttavia, febbre e sintomi respiratori, che rappresentano il quadro di presentazione più comune del COVID-19, possono essere spesso riscontrati nei pazienti con cancro.
L’interpretazione di tali rilievi clinici può essere difficile dal momento che essi possono essere attribuiti a influenza stagionale, COVID-19, o essere correlati alla malattia oncologica di base e/o ai trattamenti sistemici in corso. Nell’ottica di un utilizzo appropriato delle risorse disponibili, l’obiettivo di questo studio era valutare la frequenza dei sintomi sospetti per COVID-19 nei pazienti con cancro, e identificare i pazienti ad alto rischio di infezione attraverso l’utilizzo di un algoritmo diagnostico e decisionale. Abbiamo raccolto in uno studio clinico prospettico (ONCOVID) i dati dei pazienti trattati o seguiti in follow up presso la struttura complessa di Oncologia della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, nel periodo di tempo tra il 20 marzo e il 17 aprile 2020. L’obiettivo primario dello studio era stimare l’incidenza cumulativa di pazienti con COVID-19 identificati con un triage che si avvaleva di questionari compilati da medici e pazienti.
Basandoci su un algoritmo diagnostico, i pazienti che presentavano sintomi sospetti per COVID-19 venivano sottoposti a valutazione clinica da parte di uno specialista in malattie infettive e a tampone rinofaringeo per la ricerca di SARS-CoV-2. Ai pazienti che presentavano sintomi o alterazioni dei valori di laboratorio che non ricadevano nell’algoritmo diagnostico, ma per i quali vi era comunque un sospetto clinico di COVID-19, era proposta l’esecuzione di test sierologici rapidi per SARS-CoV-2. Complessivamente sono stati arruolati 562 pazienti nel periodo oggetto di studio. Sei pazienti (1%) hanno ricevuto diagnosi di COVID-19: tra questi, 4 pazienti (67%) sono stati diagnosticati con il triage telefonico tramite telemedicina, mentre 2 pazienti (33%) che non riferivano sintomi sospetti al triage hanno ricevuto la diagnosi di COVID-19 in un momento successivo.
Settantuno pazienti (13%) presentavano sintomi sospetti per COVID-19 e/o alterazioni dei valori di laboratorio, che tuttavia non rientravano nell’algoritmo diagnostico. Tra questi, 47 pazienti (73%) sono stati sottoposti a test sierologico per SARS-CoV-2: 6 pazienti (13%) sono risultati positivi per IgG (n = 5), o per IgM e IgG (n= 1), mentre i rimanenti 41 pazienti (87%) sono risultati negativi ai test anticorpali. In conclusione, lo studio ONCOVID rappresenta il primo studio prospettico che ha raccolto i dati dei pazienti oncologici durante la prima fase della pandemia di COVID-19 attraverso l’utilizzo di un triage strutturato. Dal momento dell’ideazione dello studio fino alla conclusione della raccolta dati, il numero di casi COVID-19 è cresciuto da 22,000 a 63,000 in Lombardia, e da 1550 fino a 6300 nella città di Milano. Pertanto, la necessità di un processo di triage per regolare l’accesso dei pazienti alle strutture oncologiche è rapidamente diventata di primaria importanza per la nostra pratica clinica. I risultati del nostro studio sottolineano come la procedura di triage abbia un impatto positivo sul rilevamento del COVID-19 nei pazienti oncologici.
Il triage telefonico tramite telemedicina è risultato utile nel rilevamento dei pazienti con sospetta infezione, mantenendo così il centro oncologico privo di contagi. L’incidenza della diagnosi di COVID-19 (1%) e la positività anticorpale (13%) tra i pazienti che presentavano sintomi sospetti e/o alterazioni dei valori di laboratorio, è risultata sovrapponibile a quella osservata nella popolazione generale.
I dati del nostro studio suggeriscono che le attività oncologiche possono essere portate avanti in maniera sicura durante la pandemia, attuando misure di contenimento ma continuando a garantire l’assistenza necessaria durante il percorso di cura.