Bruna Sinjari
Manifestazioni orali nei pazienti COVID-19 positivi
Il SARS-CoV-2 (Severe Acute Respiratory Syndrome-CoronaVirus 2) è il settimo coronavirus che può infettare l’uomo. Le principali vie di trasmissione descritte sono dirette, come causate da tosse, starnuti, goccioline di saliva espulse durante la fonazione, o indirette per contatto con le principali mucose del corpo come quella orale, oculare e nasale.
Sebbene ci siano molti studi in letteratura sui segni clinici nei pazienti SARS-CoV-2 positivi, la maggior parte di essi non ha verificato lo stato di salute orale dei pazienti. I possibili sintomi orali includono: ipogeusia, xerostomia e alterazioni chemiosensoriali. Infatti, la xerostomia è stata riscontrata principalmente tra i pazienti affetti da COVID-19, a causa del potenziale neuroinvasivo e neurotropico del virus. Ad ogni modo, la correlazione tra SARS-CoV-2 e manifestazioni orali è ancora controversa e dibattuta nella letteratura mondiale e soprattutto durante il lockdown poco si conosceva a riguardo. Lo scopo di questo studio osservazionale era quello di determinare le manifestazioni orali dei pazienti ricoverati per COVID-19.
In questo studio sono stati inclusi 20 pazienti i quali hanno soddisfatto i criteri di inclusione e hanno fornito il consenso informato firmato. Il protocollo di studio è stato approvato dal Comitato Etico delle Province di Chieti e Pescara e dell’Universita’ degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara: n. 1687 del 22 aprile 2020. I partecipanti hanno inoltre fornito il proprio consenso informato ai sensi del Regolamento generale UE sulla protezione dei dati GDPR (UE) n. 2016/679 e a seguito della Dichiarazione di Helsinki prima di iniziare l’arruolamento e la compilazione del questionario. Infatti, a questi pazienti durante la convalescenza in ospedale è stato somministrato un questionario di 32 domande riguardanti lo stato di salute orale e sistemica. Per poter analizzare i dati ricavati dallo studio è stata eseguita una statistica descrittiva. Inoltre, i dati sono stati analizzati attraverso l’uso del test chi-quadrato, per valutare la significatività statistica. Un dato molto interessante derivante dal presente studio è stato quello dell’aumento statisticamente significativo di circa il 30% delle segnalazioni di xerostomia durante il ricovero (p = 0,02). Questi pazienti riportavano che prima del COVID-19 non avevano mai avuto esperienze di xerostomia. Nel frattempo, è stata osservata una diminuzione dell’igiene orale durante l’ospedalizzazione, anche se è stata mostrata una differenza non statisticamente significativa tra i due punti temporali dello studio (prima e dopo il ricovero). Un altro dato molto interessante è stato quello che, il 25% dei pazienti ha riportato alterazioni del gusto durante il periodo di ricovero, 15% sensazione di bruciore e 20% difficoltà nella deglutizione. In questi pazienti è stata, inoltre, analizzata anche la presenza di altra sintomatologia o patologie sistemiche. Infatti, da questa ultima analisi è risultato che tra le condizioni sistemiche, l’ipertensione è stata osservata nel 39% dei pazienti e soprattutto nelle pazienti di sesso femminile (62,5%). In aggiunta, 15% dei pazienti risultava affetto da diabete, il 15% era affetto da obesità, e il 25% presentava disturbi alla tiroide come ipo o ipertiroidismo. Da tenere in considerazione inoltre è il dato sulla terapia che hanno avuto questi pazienti durante l’ospedalizzazione. Il 95% di loro era stato trattato con i seguenti farmaci: lopinavir/ritonavir e/o idrossiclorochina, in combinazione ad altri specifici farmaci per le altre patologie che loro presentavano.
Questo studio dimostra l’importanza dello stretto legame tra SARS-CoV-2 e le manifestazioni orali. Non ci sono prove scientifiche in letteratura che certifichino quali sintomi orali può causare effettivamente il SARS-CoV-2.
Infatti, dall’analisi dei nostri dati, è difficile notare che la clinica delle condizioni che i pazienti manifestavano siano dovute al SARS-CoV-2. La presenza di xerostomia nei nostri pazienti suggerisce un sintomo dato dal virus, ma deve essere sempre correlato con la terapia del paziente. Questo dato è rilevante per l’interpretazione dei dati. È oramai ben noto come tanti farmaci possono indurre la xerostomia. Ecco perché questo risultato ha bisogno di ulteriori studi per meglio capire se la xerostomia possa essere indotta dal virus oppure dai farmaci di terapia. Inoltre, può essere indispensabile effettuare la misurazione del flusso salivare prima e dopo la diagnosi di COVID-19 per dimostrarne una stretta correlazione con il virus. La disgeusia presente solo nel 25% del
nostro studio suggerisce che questo sintomo può essere un segnale di avvertimento per i pazienti. Infine, la riduzione delle condizioni di igiene orale nel paziente ricoverato (anche se non era obiettivo centrale di questo studio) suggerisce quanto sia importante avere un team specializzato in odontoiatria all’interno degli ospedali per permettere una convalescenza ospedaliera più adeguata a questi pazienti.