Cristiana Catena
Alterazioni cardiache a breve termine dopo COVID-19
Introduzione.
L’infezione da Coronavirus-2 ha causato migliaia di vittime nel mondo, e pare coinvolgere non solo il sistema respiratorio ma anche il cuore, con meccanismi ancora non del tutto elucidati. Il tasso di mortalità della SARS-CoV-2 è relativamente basso, ma non è ancora noto quali siano le sequele organo-specifiche.
In questo studio pertanto si sono ricercate le conseguenze cardiache a breve termine in pazienti COVID-19 dopo la dimissione ospedaliera, in uno studio condotto all’Ospedale-Universitario di Udine.
Metodi.
In uno studio osservazionale abbiamo esaminato struttura e funzione cardiaca in pazienti COVID-19 in visite di follow-up effettuate da Aprile a Maggio 2020. La diagnosi è stata fatta sulla guida della WHO e i pazienti, in basse alla severità di malattia, erano stati ricoverati in reparti di isolamento per supporto con ossigeno (malattia lieve-moderata) o in unità subintensiva/intensiva (malattia severa) per la ventilazione meccanica.
Nel follow-up furono ripetuti tampone faringeo, analisi biochimiche, ECG, ecografia polmonare, ed effettuata una ecocardiografia. Le variabili ecografiche sono state confrontate con quelle di soggetti sani accuratamente matchati per età, sesso, BMI, pressione arteriosa e patologie di rilievo. L’ecocardiografia è stata effettuata con equipaggiamento protettivo da medici esperti all’oscuro dei dati biochimici, secondo le raccomandazioni dell’American Society of Echocardiography e European Association of Cardiovascular Imaging, mediante ecografia bidimensionale, Doppler standard e Tissue Doppler (TDI). Sono stati misurati volumi atriali, dimensioni dei ventricoli, massa e geometria ventricolare sinistra, funzione sistolica e diastolica dei due ventricoli e PAPs.
La funzione sistolica del ventricolo sinistro è stata valutata mediante frazione di eiezione, indice MAPSE, e velocità S’ al TDI. La funzione diastolica sinistra è stata valutata mediante Doppler convenzionale (rapporto E/A, tempo di decelerazione onda E) e TDI (velocità è annulus mitralico, rapporto e’/a’ e E/e’). La funzione sistolica del ventricolo destro è stata valutata mediante l’indice TAPSE e accorciamento frazionale, e la funzione diastolica mediante velocità è all’annulus tricuspidalico e rapporto e’/a’ nello stesso sito. L’aspetto ecografico polmonare è stato rivalutato e classificato in base alle indicazioni in letteratura.
Risultati.
Sono stati reclutati 105 pazienti (da Aprile a Maggio 2020) durante visite di follow-up ad una distanza mediana dalla diagnosi di 41 giorni (IQR 37-44 giorni). Dimensioni camerali, massa e geometria ventricolare sinistra, indici di funzione sistolica e diastolica dei due ventricoli e PAPs erano sovrapponibili nei pazienti COVID-19 e nei controlli e anche in pazienti COVID-19 con malattia lieve-moderata o severa. Discussione. Lo studio effettuato dopo la dimissione in un follow-up a breve termine ha mostrato che tutte le variabili cardiache erano sovrapponibili tra pazienti COVID-19 e soggetti non affetti da tale infezione e anche tra pazienti con malattia COVID-19 lieve-moderata o severa. Tali dati suggeriscono fortemente che i pazienti sopravvissuti dal COVID-19 non presentano sequele cardiache di rilievo. In letteratura un danno cardiaco in fase acuta di malattia è stato dimostrato mediante markers biochimici di danno miocardico, e studi necroptici hanno suggerito una miocardite SARS-Cov-2 relata anche in assenza di grave coinvolgimento polmonare. Società scientifiche suggeriscono uno screening ecocardiografico in pazienti con COVID-19 ma gli studi sono scarsi. Vi sono evidenze di un danno del ventricolo destro e ipertensione polmonare, anche del ventricolo sinistro e tromboembolismo polmonare in fase acuta.
Nel nostro studio funzione ventricolare destra e PAS dopo la dimissione non differivano dai controlli o tra pazienti con malattia grave o meno grave. Due studi effettuati in fase acuta mediante risonanza magnetica hanno anche riportato un danno persistente dei due ventricoli. E’ possibile che le alterazioni cardiache in acuto differiscano da quelle osservate a breve lungo termine nella fase di recupero dalla malattia. Ciò sottolinea l’importanza di un follow-up ecocardiografico anche a lungo termine. E’ possibile che le caratteristiche, anche biochimiche, dei pazienti COVID-19 nel nostro studio differiscano da altri studi.
Limiti del nostro studio sono le piccole dimensioni campionare, la mancanza di dati ecografici in fase di ricovero, fattori confondenti nel processo di matching, come l’uso di diverse terapie antivirali, e la mancanza di un follow-up ecografico a lungo termine. In conclusione, in questo studio non abbiamo identificato anomalie strutturali o funzionali cardiache in sopravvissuti al COVID-19 a più di un mese dalla prima diagnosi, anche in pazienti con malattia severa. Questi risultati suggeriscono che pazienti sopravvissuti alla fase attiva del COVID-19 non hanno sequele cardiache di nota, ma ciò va confermato da studi più ampi con più lungo follow-up.