Enrico Cassano
COVID 19 e citologia mammaria: cosa dovremmo cambiare?
La citologia della mammella, specialmente guidata dall’ecografia, è una procedura essenziale e ampiamente consolidata, nell’iter diagnostico associato alla patologia mammaria.
Rispetto ad altre procedure diagnostiche interventistiche, la citologia offre numerosi vantaggi: risulta essere di rapida esecuzione, economica e si associa a poche complicanze peri procedurali.
Da un punto di vista tecnico, dopo l’identificazione della lesione con l’ecografia e la disinfezione della cute, l’ago (generalmente da 23 Gauge) è inserito sotto guida ecografica nella lesione. L’ago viene collegato ad una siringa tramite un raccordo: una volta raggiunta la lesione viene creata una pressione negativa tramite la siringa,
aspirando così delle cellule.
Il materiale aspirato, nella maggior parte dei centri oncologici (ove vengono eseguite le procedure citologiche), viene strisciato su dei vetrini che vengono fissati, in parte, in una soluzione alcolica ed in parte, in aria.
Con l’avvento dell’infezione del Coronavirus l’organizzazione mondiale della sanità (WHO) ha reso noto, il possibile pericolo di infezione associato all’allestimento dei vetrini in aria: l’allestimento in aria può infatti portare all’inalazione di materiale virale infettivo. Tale rischio risulta essere drasticamente ridotto con l’allestimento del materiale in alcol.
Dopo tale comunicazione, nel nostro istituto, abbiamo iniziato ad eseguire le procedure citologiche allestendo il materiale prelevato solamente in soluzione alcolica.
Nel nostro studio, abbiamo analizzato retrospettivamente tutte le procedure citologiche ecoguidate mammarie, eseguite in un eguale periodo di tempo (due mesi e mezzo) prima e dopo il cambiamento procedurale: nello specifico, abbiamo confrontato 100 procedure eseguite nel periodo Pre Covid e 75 procedure eseguite nel periodo pandemico (eseguite senza allestire i vetrini fissati in aria).
I risultati della citologia sono stati classificati secondo le 5 categorie proposte dalle linee guida europee (da C1 a C5). Nel periodo Pre COVID abbiamo ottenuto su un totale di 100 procedure: 3/100 (3%) risultati C1 (non diagnostici); 55/110 (55%) C2 (oncologicamente negativi); 2/100 (2%) risultati probabilmente benigni C3 (di cui è stata confermata la benignità con esame microistologico successivo) e 40/100 (40%) risultati oncologicamente positivi (C4 o C5).
Nel periodo COVID-19 abbiamo ottenuto 2/75 (2.7%) procedure non diagnostiche C1; 33/75 (44%) procedure risultate C2 (oncologicamente negative); 1/75 (1.4%) risultate probabilmente benigne C3 (di cui è stata confermata la benignità con esame microistologico successivo) e 39/75 (52%) risultati oncologicamente positivi (C4 o C5). La chirurgia è stata eseguita nei casi di risultati C4 e C5 (rispettivamente altamente suggestivo di malignità e maligno). Nel periodo PRE COVID abbiamo ottenuto 30 C5 e 10 C4; tutti questi pazienti sono stati operati e solo uno (C4) è risultato negativo (privo di malattia) alla chirurgia. Nel periodo COVID abbiamo ottenuto 32 C5 e 7 C4, tutti questi pazienti sono stati operati e solo uno è risultato negativo alla chirurgia.
Confrontando i due gruppi non abbiamo riscontrato differenze statisticamente significative nell’accordo tra il risultato della citologia e della chirurgia. (Test del chi quadrato). Non abbiamo riscontrato, inoltre, differenze significative anche nel confronto delle procedure inadeguate (C1) tra i due gruppi.
Da un punto di vista citologico, i vetrini fissati in aria offrono una ottima definizione delle caratteristiche citoplasmatiche e nucleari, una chiara evidenza della forma del nucleo e delle dimensioni della cellula e delle sue componenti. Ciò è dovuto alla significativa distensione della cellula, contrariamente a quanto avviene nei preparati fissati in soluzione alcolica.
Tuttavia il nostro lavoro conferma che, in istituti con grande esperienza dei citologici, la performance diagnostica della procedura di agoaspirazione, senza la preparazione dei vetrini a secco, è paragonabile alla performance della procedura con la preparazione dei vetrini a secco. La nostra ricerca preliminare dimostra che, questo nuovo protocollo procedurale per l’esecuzione dell’agoaspirazione della mammella, produce ottimi risultati in termini di performance diagnostica, tutelando la salute degli operatori sanitari contro l’infezione da COVID 19. Si conferma inoltre la necessità di avere nel proprio team dei citologi esperti e dedicati, in grado di garantire un’elevata qualità e performance diagnostica procedurale.