Francesca Bonomini
Melatonina nel trattamento della fibromialgia
La fibromialgia è una patologia caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico cronico e diffuso associato ad altri sintomi somatici e psicologici tra cui affaticamento, disturbi del sonno, intestino irritabile, cefalee tensive o emicraniche, dismenorrea e problemi psichici come ansia e depressione.
Questa condizione clinica ha un rilevante impatto sulla qualità di vita dei pazienti e colpisce circa il 3-10% della popolazione con un’incidenza maggiore nella popolazione femminile rispetto a quella maschile. Nonostante la fibromialgia sia conosciuta da tempo, solo recentemente ha ricevuto una considerazione scientifica ed è stata oggetto di studi che hanno apportato nuove conoscenze, anche da un punto di vista eziologico.
Recentemente è stato evidenziato che nell’induzione e nel mantenimento del dolore cronico, della fatica e della rigidità muscolare dovuti alla patologia è coinvolto uno stato di infiammazione generalizzata della muscolatura.
Altre ricerche hanno, inoltre, dimostrato che i pazienti affetti da fibromialgia producono elevati livelli di radicali liberi dannosi rispetto alle persone sane e hanno una ridotta capacità antiossidante, contribuendo a una condizione di stress ossidativo che favorisce la progressione della patologia.
L’associazione della fibromialgia con l’infiammazione e lo stress ossidativo suggeriscono che la terapia antinfiammatoria e/o antiossidante potrebbe giocare un ruolo importante nella gestione e nella modulazione della sintomatologia. L’approccio terapeutico attualmente in uso è di tipo multidisciplinare, basato su un programma individualizzato di cura che include diverse tipologie di interventi farmacologici e non farmacologici.
Nonostante ciò, nessuno dei farmaci attualmente disponibili è pienamente efficace contro l’intero spettro dei sintomi della fibromialgia, infatti, il 40-60% dei pazienti non risponde alla terapia farmacologica e quest’ultima spesso causa effetti collaterali. Di conseguenza, la ricerca di nuove strategie terapeutiche per la fibromialgia rimane una sfida per i ricercatori.
La melatonina (N-acetil-5-metossitriptamina) è un’indolamina sintetizzata a partire dall’aminoacido triptofano e prodotta prevalentemente da una piccola ghiandola presente nel sistema nervoso centrale, detta ghiandola pineale o epifisi. La produzione di melatonina nell’uomo avviene secondo un ritmo di secrezione ben definito legato al ritmo circadiano, che si traduce in alte concentrazioni circolanti di notte e scarse durante il giorno.
Questa molecola è considerata molto importante per i suoi effetti benefici, infatti, oltre al suo noto ruolo nella regolazione del sonno, possiede proprietà antinfiammatorie ed antiossidanti. Diversi studi clinici hanno dimostrato che la maggior parte dei pazienti con fibromialgia mostra difetti nella secrezione di melatonina.
Ricerche recenti hanno, inoltre, riportato l’utilità terapeutica di questa molecola nel trattamento di questa patologia evidenziandone la sua efficacia nella regolazione del ciclo circadiano e nella riduzione dell’intensità del dolore. Infine, la melatonina possiede anche una importante attività antiossidante a livello mitocondriale.
Come è noto, i mitocondri sono gli organelli cellulari sede della fosforilazione ossidativa, fondamentale per la formazione di energia sotto forma di adenosina tri-fosfato (ATP) ma, durante questo processo, producono radicali liberi dell’ossigeno.
Considerando che la disfunzione mitocondriale, oltre all’infiammazione e allo stress ossidativo, è stata implicata nella fisiopatologia di questo disturbo, l’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare se la supplementazione di melatonina potesse migliorare l’esito di questa patologia. A questo scopo il nostro gruppo di ricerca ha studiato i potenziali effetti benefici della melatonina in un modello animale di fibromialgia, valutandone i possibili meccanismi d’azione a livello mitocondriale. I risultati ottenuti hanno dimostrato che la somministrazione di melatonina supporta la risposta antiossidante riducendo i sintomi della fibromialgia.
Inoltre, questa ricerca ha evidenziato che la melatonina è in grado di preservare l’omeostasi mitocondriale e di aumentare la resistenza del muscolo scheletrico alle lesioni. Pertanto, gli antiossidanti con azione mitocondriale, come la melatonina, possono essere di interesse scientifico e dovrebbero essere presi in considerazione per mantenere l’omeostasi dei mitocondri e prevenirne le disfunzioni. In particolare, il punto di forza della melatonina è dovuto alla sua maggiore efficacia nei mitocondri rispetto ad altri tipi di antiossidanti che hanno un “accesso” limitato agli organelli. E’, infatti, noto che gli antiossidanti che agiscono a livello mitocondriale si accumulano ad elevate concentrazioni all’interno di questi organelli proteggendoli dal danno ossidativo.