Giorgio Bogani
Impatto del COVID-19 nei pazienti oncologici sottoposti a terapia anti-tumorale
La diffusione del contagio da COVID-19 in Italia e nel mondo non accenna ad arrestarsi. A pagare il pezzo più alto sono stati innanzitutto la popolazione anziana e i pazienti oncologici. Infatti, il rischio di malattia grave e di morte da COVID-19 aumenta con l’età, nei fumatori, e nelle persone con altri gravi disturbi medici, come il cancro.
Tuttavia, sebbene i pazienti con storia di una malattia oncologica siano a rischio di sviluppare complicanze legate al COVID-19, non ci sono dati circa il reale impatto del COVID-19 nei pazienti sottoposti a trattamenti oncologici attivi.
Per questo motivo, in questo studio siamo andati a valutare la prevalenze e la gravità delle infezioni da COVID-19 in pazienti sottoposti a terapia attive (chirurgia, chemioterapia e chemioterapia di mantenimento (con farmaci biologici e terapie target)). Questo studio ha raccolto i dati, delle pazienti trattate per patologia oncologica presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, all’inizio della pandemia in Italia (nei mesi di febbraio e marzo 2020). Lo studio è andato a considerare tutte le pazienti affette da tumore ginecologico di nuova diagnosi o recidivo per cui è stata adottata una terapia attiva (chirurgica o chemioterapica).
La Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano adotta le disposizioni nazionali e regionali per l’emergenza coronavirus per evitare la diffusione del contagio, e rappresenta un “HUB COVID-free”. Oltre a filtri di accesso all’ospedale e all’ingresso dello stesso, sono stati definiti percorsi specifici di presa in carico di pazienti a rischio COVID: è stato allestito un reparto di sorveglianza per pazienti in attesa di diagnosi definitiva dell’infezione mediante tampone molecolare nasofaringeo, insieme a un percorso pre-chirurgico di individuazione di soggetti infetti o potenzialmente tali. Inoltre, i pazienti ricoverati per intervento chirurgico venivano sottoposti a una valutazione radiologica (con una tomografia assiale computerizzata (TC)) allo scopo di identificare una infezione polmonare asintomatica. In questo modo è stato possibile fin da subito ridurre in Istituto il carico del virus e continuare ad erogare in sicurezza le cure oncologiche.
Complessivamente, sono stati inclusi nello studio 355 pazienti, consecutive, affette da tumore ginecologico.
Le pazienti incluse erano state sottoposte a terapia chirurgia (86 (24%)), chemioterapia (n=197 (56%)) e terapia di mantenimento (n=72 (20%)). Al momento di questo studio non era ancora disponibile nessun tipo di vaccinazione anti COVID-19. Tutte le pazienti sono state sottoposte a screening per COVID-19, prima del loro ricovero in ospedale attraverso l’esecuzione di tampone molecolare e TC torace (per le pazienti chirurgiche).
Una infezione da COVID-19 è stata confermata da tampone molecolare, nasofaringeo, in 19 pazienti (5.3%). Tutte le pazienti erano asintomatiche al momento del rilevamento di COVID-19. Sei pazienti sono stati diagnosticati prima di iniziare i trattamenti pianificati; mentre in 13 casi, l’infezione da COVID-19 è stata riscontrata dopo aver iniziato il trattamento. Considerando il primo gruppo di sei pazienti, una paziente è deceduta a causa di COVID-19, tre giorni dopo la diagnosi. Negli altri cinque casi, l’infezione da COVID-19 si è risolta senza problematiche severe, dopo una media di tre settimane. I trattamenti di queste pazienti sono stati rimandati, fino a che l’infezione è stata considerata risolta (con l’esecuzione di almeno due tamponi consecutivi negativi).
Il gruppo delle 13 pazienti (in cui il COVID-19 è stato riscontrato dopo aver intrapreso il trattamento) includeva cinque pazienti sottoposte a intervento chirurgico e otto pazienti sottoposte a chemioterapia. Concentrandosi su i cinque pazienti risultati positivi per COVID-19 dopo l’intervento chirurgico, abbiamo osservato risultati estremamente severi. In quanto l’infezione da COVID-19 ha determinato un elevato rischio di complicanze e mortalità post-chirurgiche. Due pazienti sono morte durante il decorso postoperatorio, in altri due casi è stato necessario un ricovero prolungato per le complicanze polmonari dovute all’infezione da COVID-19. Una sola paziente non ha sviluppato problematiche correlate al COVID-19. Il nostro studio ha evidenziato che il COVID-19 ha un impatto sfavorevole sull’esito dei trattamenti oncologici. I pazienti in trattamento attivo per il cancro sono ad alto rischio di sviluppare una grave evoluzione del COVID-19. Ancora più importante, il tasso di mortalità è alto, soprattutto nei pazienti sottoposti a trattamento chirurgico. Il trattamenti attivi devono essere posticipati nei pazienti positivi al COVID-19. Ad oggi grazie all’introduzione della vaccinazione contro il COVID-19 abbiamo la possibilità di arginare i danni provocati dal COVID-19. La vaccinazione contro il COVID-19, rappresenta un’arma importante per ridurre la gravità dei sintomi e la mortalità correlata all’infezione.