Giovanni Adami
Associazioni tra inquinamento aereo e artrite reumatoide
L’inquinamento ambientale è causa di gravi problemi di salute. L’esposizione ad inquinanti è stata correlata a maggior rischio di patologie cardiovascolari, polmonari e cancro. L’inquinamento aereo è stato inoltre correlato ad un aumentato rischio di incorrere in artrite reumatoide, una patologia infiammatoria articolare che affligge l’1% della popolazione ed è causa di disabilità e mortalità. L’artrite reumatoide è una patologia cronica che però è caratterizzata da periodi di remissione (in cui le manifestazioni dolorose sono minime) alternati a periodi di attività di malattia (tumefazione e dolore articolare intenso). L’artrite reumatoide è inoltre causa di aumentato rischio cardiovascolare e di patologie arteriose. È noto, inoltre, che il fumo di sigaretta contribuisca in maniera determinante allo sviluppo dell’artrite reumatoide. I tossici contenuti nel fumo di sigaretta sono in larga parte contenuti anche nell’inquinamento e possono determinare lo sviluppo di autoanticorpi che scatenano
l’artrite.
Fino ad oggi però non era mai stato chiarito quale fosse il ruolo dell’esposizione acuta ad inquinanti sull’attività dell’artrite reumatoide. Pertanto, con lo scopo di stabilire la possibile associazione esistente tra l’esposizione a sostanze inquinanti aeree e la severità dell’artrite reumatoide è stato implementato questo nuovo studio.
I dati clinici di 888 pazienti con artrite reumatoide sono stati estratti dal database dei pazienti dell’UOC di Reumatologia di Verona. Erano disponibili oltre 3.396 visite di controllo durante un follow-up della durata di 5 anni (dal 2013 al 2018). I dati ambientali di inquinamento sono stati ricavati dalle stazioni di rilevamento dell’inquinamento aereo dall’ARPA Veneto distribuite sulla provincia di Verona. Oltre 13.000 rilevazioni su inquinanti quali: monossido di carbonio (CO), ossido di azoto (NO), biossido di azoto (NO2), polveri sottili <10 um (PM10), polveri sottili <2,5 um (PM2,5) e ozono (O3) sono state analizzate. Il disegno dello studio si è avvalso di un design di case-crossover. In sintesi, è stata analizzata la concentrazione degli inquinanti immediatamente prima di una riattivazione dell’artrite (hazard period), definita secondo un aumento standardizzato e riconosciuto degli indici clinimetrici e laboratoristici, e confrontata, nello stesso paziente, con la concentrazione degli inquinanti prima di un periodo di benessere articolare (control period). Il design case-crossover permette di controllare per i fattori confondenti maggiori e non dipendenti dal tempo (come comorbidità, fumo di sigaretta ecc.) e analizza i trigger che scatenano un evento acuto (come, ad esempio, un flare di malattia reumatica).
Il design case-crossover è stato ampiamente utilizzato in letteratura per esplorare il ruolo dell’esposizione acuta ad inquinanti e rischio sulla salute. Il risultato principale dello studio è stato la forte correlazione tra esposizione ad inquinanti e rischio di incorrere in una riattivazione della malattia. La concentrazione di inquinanti era decisamente maggiore immediatamente prima di un flare di malattia rispetto ad un periodo libero dalle manifestazioni artritiche (concentrazione media di PM10 = 33.67 ug/m3 e 31.31 ug/m3 nel periodo hazard e di controllo rispettivamente; PM2.5 = 24.74 ug/m3 e 23.14 ug/m3 nel periodo hazard e di controllo rispettivamente; CO = 0.42 ug/m3 e 0.38 nel periodo hazard e di controllo rispettivamente; NO = 24.39 ug/m3 e 19.45 ug/m3 nel
periodo di hazard e di controllo rispettivamente; NO2 = 32.45 ug/m3 e 30.97 ug/m3 nel periodo hazard e di controllo rispettivamente; O3 = 33.97 ug/m3 e 31.19 ug/m3 nel periodo hazard e di controllo rispettivamente; tutte le differenze erano significative ad un livello p <0.01). Inoltre, è emerso che i soggetti che mostravano livelli elevati di proteina C reattiva (PCR: un noto marker di infiammazione) erano frequentemente esposti a concentrazioni maggiori di agenti inquinanti ambientali. Il rischio di infiammazione sistemica (PCR elevata) si intensificava all’aumentare dell’esposizione fino a raggiungere un rischio del 70% maggiore nei soggetti esposti a livelli > a 50 ug/m3 di PM10. In maniera sorprendente il rischio, sebbene minore, era comunque presente
a livelli considerati “sicuri” dall’OMS. Infatti, a livelli di PM10 di 30 ug/m3 (valori registrati in circa il 40% delle rilevazioni disponibili) il rischio di infiammazione era del 25% più elevato. In aggiunta, dall’analisi secondaria dei dati è emerso che l’inquinamento aereo è uno dei fattori determinanti il fallimento delle terapie biologiche per l’artrite reumatoide. Circa il 5% dei fallimenti della terapia determinati da bassa risposta può essere infatti attribuito all’esposizione ad inquinanti ambientali. L’impatto dello studio è immediato e ha risvolti sia clinici che economici. Ridurre l’inquinamento potrebbe infatti condurre a miglioramento clinico dei pazienti e ad un risparmio economico notevole.