Loreto Gesualdo
Lipoproteine ad alta densità: il nuovo target nella sindrome COVID-19
Un nuovo Coronavirus, SARS-CoV-2, è stato recentemente identificato come l’agente causale di una grave forma di polmonite virale, la sindrome COVID-19. Le manifestazioni cliniche comprendono febbre, tosse, mialgia o affaticamento, dispnea, fino alla sindrome respiratoria acuta grave (ARDS), infiammazione sistemica e disfunzione multiorgano.
Come altri Coronavirus umani, SARS-CoV-2 riesce a penetrare nella cellula tramite il legame della sua proteina S di superficie (spike protein) ad alcuni recettori cellulari, in particolare la proteina ACE2, angiotensin-converting enzyme 2. L’espressione di ACE2 sulle cellule alveolari aumenta la gravità della malattia. Sebbene i polmoni siano il bersaglio iniziale dell’infezione, la malattia evolve, innescando una risposta sistemica infiammatoria (tempesta citochinica) che comporta un danno cellulare e d’organo che va oltre l’ingiuria infettiva iniziale e coinvolge organi posti in siti distanti dal focolaio d’infezione primaria. In tali condizioni questa risposta sistemica esacerbata può evolvere verso lo stadio finale di disfunzione multiorgano con aumento dell’indice di mortalità.
Ci sono poche evidenze a supporto dell’efficacia di potenziali agenti terapeutici anti-virali; d’altra parte l’evoluzione dell’infezione da SARS-CoV-2 in una sindrome infiammatoria sistemica ha indotto alla sperimentazione di farmaci con proprietà anti infiammatorie, come il Tocilizumab.
Nel nostro lavoro, abbiamo analizzato diversi studi clinici mostrando una stretta correlazione tra la riduzione dei livelli di colesterolo HDL e un’esacerbata risposta infiammatoria e outcome sfavorevole.
Oltre la ben nota relazione inversa tra livelli circolanti delle HDL e rischio di aterosclerosi, le HDL svolgono altre importanti funzioni, tra cui la prevenzione dell’ossidazione delle LDL, effetti antinfiammatori, prevenzione dell’apoptosi delle cellule vascolari endoteliali, effetti pro-fibrinolitici e antitrombotici e miglioramento della funzione endoteliale. Inoltre le HDL modulano l’attivazione della risposta immunitaria adattativa e il rilascio di citochine pro-infiammatorie.
Un ruolo delle lipoproteine ed in particolare delle HDL nella sepsi è stato osservato in diversi studi, in quanto una significativa riduzione nella concentrazione di HDL è associata a un outcome sfavorevole nei pazienti settici.
Inoltre, in diversi studi pre-clinici e clinici si è osservato che la somministrazione di forme ricombinanti di HDL è in grado di mitigare o inibire la risposta sistemica infiammatoria.
Recentissime evidenze dimostrano la presenza di comorbilità cardiovascolari che rappresentano fattori di rischio in termini di mortalità per i pazienti con sindrome COVID-19. I dati provenienti da recenti studi indicano un’azione diretta del virus sulle cellule vascolari endoteliali che determina un’esacerbata risposta infiammatoria e pro-coagulante con esteso danno a carico di più organi e apparati, come i reni.
In questo scenario riteniamo che l’utilizzo di nuova HDL ingegnerizzata, che mima perfettamente l’HDL naturale, possa offrire un miglioramento tangibile nei pazienti con sindrome da rilascio di citochine secondaria ad infezione da SARS-CoV-2.