Martina Smorti
Parto e attaccamento in relazione alle traiettorie evolutive
La depressione in gravidanza costituisce un fattore di rischio rilevante per la salute, sia della madre che del bambino (Plant, Pawlby, Sharp, Zunszain, & Pariante, 2016). In una prospettiva biologica, infatti, la depressione in gravidanza agisce attraverso la disregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, stimolando il rilascio degli ormoni dello stress come il cortisolo e le catecolamine. Questi cambiamenti biologici, attraverso l’ipoperfusione plancentare, possono provocare una restrizione di ossigeno e nutrienti al feto. Si può registrare di conseguenza una diminuzione dell’attività fetale, una riduzione di crescita fetale, un aumentato il rischio di complicazioni al momento del parto, di un neonato con basso peso e con un basso punteggio Apgar (Räisänen et al., 2014). Malgrado vi siano numerosi studi sugli effetti che la depressione materna in gravidanza svolge sulla salute del bambino, minore attenzione è stata rivolta alle condizioni affettive che potrebbero agire sul sistema madre-feto-placenta. Nello specifico, l’attaccamento prenatale, che si riferisce al legame affettivo instaurato col nascituro durante la gravidanza e alla sensitività materna ai segnali e ai movimento del feto, potrebbe svolgere un ruolo chiave. L’attaccamento prenatale è stato ampiamente studiato come fattore che favorisce i comportamenti di accudimento materni e la relazione col figlio dopo il parto (Tani, Castagna, & Ponti, 2017). Tuttavia non è escluso che l’attaccamento prenatale possa rappresentare un fattore protettivo per l’esperienza del parto: in effetti la sensitività e l’interconnessione tra madre e feto potrebbero essere elementi utili per affrontare il travaglio e il parto vaginale. Infatti, dato che le contrazioni uterine costituiscono un complesso scambio di messaggio tra madre e figlio, una buona sensibilità materna potrebbe aiutare a comprendere i segnali del piccolo e ad assecondare le contrazioni nella fase espulsiva producendo un parto più breve e meno operativo (Mendelson, 2009). A partire da queste considerazioni l’obiettivo di questo studio è stato quello di investigare se e come la sintomatologia depressiva della donna in gravidanza influenzasse gli aspetti clinici del parto, sia direttamente, sia indirettamente attraverso l’attaccamento prenatale. Inoltre si voleva analizzare se questi aspetti influenzavano il benessere del bambino, misurato attraverso il punteggio di Apgar. Uno studio longitudinale di coorte a due tempi è stato condotto su un campione di donne dall’ultimo trimestre di gravidanza (T1) alla nascita del bambino (T2).
Le donne venivano reclutate nei corsi di preparazione alla nascita, in un ospedale della Toscana e veniva chiesto loro di partecipare allo studio. 203 donne incinta hanno partecipato alla ricerca; tutte le donne hanno partorito per via vaginale. Le partecipanti hanno completato il Beck Depression Inventory (Beck, Steer, & Brown, 1996) per valutare la sintomatologia depressiva e il Prenatal Attachment Inventory (Muller & Mercer, 1993) per misurare la qualità dell’attaccamento prenatale. Il giorno del parto, il personale medico registrava nella cartella clinica i dati clinici del parto (a) ore di durata del travaglio, b) durata in ore di somministrazione di analgesia epidurale e c) di ossitocina –in entrambi i casi, se non veniva somministrata, si attribuiva punteggio pari a 0). Ai fini della ricerca veniva considerato un parto più complesso e operativo quello caratterizzato da un travaglio più lungo (come durata), più doloroso (che richiedeva quindi una maggiore quantità di analgesia epidurale), più operativo (in termini di somministrazione di ossitocina). Inoltre il personale medico registrava in cartella clinica i dati relativi al benessere del neonato (punteggio di Apgar). Per testare statisticamente il modello ipotizzato, è stato utilizzato il Modello di Equazioni Strutturali. I risultati hanno evidenziato che la sintomatologia depressiva predice un attaccamento prenatale meno affettuoso e un parto più complesso e operativo.
L’effetto della depressione materna sul parto è sia diretto che mediato dalla qualità dell’attaccamento prenatale. Inoltre il punteggio Apgar è influenzato dal parto più complesso e operativo e, indirettamente, dai sintomi depressivi. In conclusione, la sintomatologia depressiva in gravidanza influenza negativamente il primo legame affettivo col bambino, l’esperienza del parto, e il benessere nel piccolo alla nascita. L’attaccamento prenatale sembra però un fattore in grado di modulare l’impatto della depressione sull’andamento del parto.
Interventi preventivi in gravidanza dovrebbero quindi concentrarsi non solo nel promuovere il benessere materno ma anche nel favorire un positivo attaccamento prenatale. La promozione di un legame affettuoso col nascituro, infatti, può consentire alla donna un’esperienza di parto più positiva, meno complessa e operativa oltre che una migliore relazione col piccolo dopo la nascita.