Matilde Leonardi
Impatto sui servizi neurologici della pandemia da COVID-19 e strategie per mitigarlo
Per la prima volta un’indagine internazionale rivela l’impatto della pandemia da COVID19 sui servizi neurologi in 43 Nazioni e fotografa la prospettiva dei pazienti e delle associazioni scientifiche neurologiche a livello internazionale durante la seconda ondata della pandemia.
Sono stati pubblicati sul Journal of Neurology (J Neurol. 2021 Jun 11;1-13. doi: 10.1007/s00415-021-10641-3) i risultati di una Survey internazionale del NEUROCOVID Forum dell’OMS, coordinata dalle dottoresse Channez Charfi Triki, Direttore Child Neurology Department, Hédi Chaker Hospital, Sfax University, Tunisia e Matilde Leonardi, Direttore dell’Unità di Neurologia, Salute Pubblica, Disabilità e Coma Research Center della Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano. Il paper pubblicato ha analizzato i dati forniti da 34 associazioni internazionali a cui è stata sottoposta la survey.
Le risposte fornite dai Presidenti nazionali di queste associazioni scientifiche e di pazienti hanno permesso di fotografare la situazione dei mesi di novembre – dicembre 2020, cioè nella seconda ondata della pandemia, con particolare attenzione ai servizi neurologici interrotti, alle ragioni di questa interruzione, alle strategie di mitigazione attuate e all’impatto sia sulla ricerca in neuroscienze che sulle attività di formazione neurologica. È stato anche effettuato un confronto con la situazione di febbraio – marzo 2020, la prima ondata di pandemia. In totale sono state 54 le risposte alla survey analizzate relative a 43 Paesi che coprono tutte le sei regioni dell’OMS.
Complessivamente, i risultati mostrano che l’interruzione dei servizi neurologici viene segnalata come lieve dal 26%, moderata dal 30%, totale dal 13% delle associazioni. I servizi più colpiti sono stati quelli neurologici intersettoriali (ambulatoriali, diagnostici, terapeutici per pz. cronici) (57%) e di neuroriabilitazione (56%). La seconda ondata della pandemia, rispetto alla prima, è stata in ogni caso associata a un miglioramento dell’offerta dei servizi per la neurodiagnostica (44%) e per la neuro-riabilitazione (41%).
Le direttive governative, in particolare le regole dei lockdown e le limitazioni nei trasporti, sono state la principale causa dell’interruzione dei servizi neurologici (56%).Tra le strategie di mitigazione è stata messa in campo nella metà dei Paesi la telemedicina (48%). Quasi la metà degli intervistati ha riportato un impatto negativo significativo sulla ricerca neurologica (48%) e sulle attività formative in neurologia, ad esempio gli specializzandi in neurologia spostati in reparti COVID19 (60%).
La maggior parte delle associazioni sia scientifiche che dei pazienti (67%) non è mai stata coinvolta dal proprio governo nazionale in alcun processo decisionale che potesse considerare anche i problemi dei pazienti neurologici.
La pandemia da COVID-19 ha dunque colpito tutti gli aspetti delle cure neurologiche. Per questo, data la prevalenza mondiale di disturbi neurologici e le potenziali conseguenze neurologiche a lungo termine del COVID-19, le interruzioni dei servizi risultano devastanti: dalla survey emerge che mettere in atto strategie diverse, come ad esempio servizi di telemedicina, potrebbe almeno mitigare gli effetti negativi di stati emergenziali come la pandemia. Questa Global Survey inoltre evidenzia la necessità di piani nazionali relativi anche ai servizi neurologici durante le situazioni di emergenza; i neurologi, i pazienti e le loro associazioni dovrebbero essere coinvolti nei processi decisionali.