Riccardo Campi
Prioritizzazione della chirurgia uro-oncologica durante la pandemia COVID-19
La pandemia di COVID-19 ha portato a uno scenario di emergenza senza precedenti che ha abbracciato tutti gli aspetti dell’assistenza sanitaria, inclusa l’urologia.
La drammatica e rapida diffusione dell’epidemia ha rivoluzionato la gestione dei pazienti oncologici, inclusi quelli affetti da neoplasie genito-urinarie. In questo contesto, praticamente tutti i Centri Urologici sono stati costretti a privilegiare gli interventi chirurgici oncologici più urgenti, applicando una serie di restrizioni agli interventi elettivi, al fine di ottimizzare le risorse sanitarie e ridurre al minimo il rischio di infezioni nosocomiali.
Un gruppo di lavoro comprendente esperti provenienti da Europa e Stati Uniti ha recentemente proposto una strategia di prioritizzazione delle procedure urologiche per neoplasie genito-urinarie, considerando diversi fattori tra cui lo stadio e l’aggressività della malattia, l’impatto del ritardo terapeutico a breve termine, nonché la disponibilità di altre modalità di trattamento alternative alla chirurgia.
E’ peraltro importante sottolineare come il carico di interventi chirurgici oncologici maggiori (che rappresentano una proporzione ampia e impegnativa per la maggior parte dei centri urologici oncologici) è ancora sconosciuto, rendendo quindi controverso l’impatto di tali raccomandazioni nella pratica clinica.
Al fine di colmare queste lacune, l’obiettivo dello studio è stato di fornire una panoramica real-life della proporzione annua di interventi chirurgici uro-oncologici maggiori “ad alta priorità” presso tre centri accademici di riferimento Italiani.
Per raggiungere l’obiettivo, abbiamo analizzato i dati provenienti dai nostri database istituzionali (raccolti prospetticamente), selezionando i pazienti sottoposti a chirurgia uro-oncologica maggiore elettiva (cistectomia radicale [RC] per carcinoma della vescica; nefrectomia radicale [NEP] per carcinoma renale localmente avanzato; nefroureterectomia radicale [RNU] per carcinoma uroteliale dell’alta via escretrice; prostatectomia radicale [RP] per carcinoma prostatico localmente avanzato) durante un periodo di 12 mesi (anno 2018 o 2019).
Lo studio ha arruolato complessivamente 2.387 pazienti. Di questi, 771 (32,3%) sono stati classificati come “ad alta priorità” (Figura 1). Il contributo relativo di RNU, NEP, RP e RC alle procedure ad alta priorità è stato rispettivamente del 12,6%, 17,3%, 33,9% e 36,2%. Le RP ad alta priorità hanno rappresentato l’11,0% di tutti i principali interventi chirurgici oncologici eseguiti nei nostri Centri, mentre le NEP ad alta priorità il 5,6%.
Allo stesso modo, le RC e le RNU hanno rappresentato rispettivamente l’11,7% e il 4,1% dei nostri principali interventi chirurgici per neoplasie genito-urinarie. Mentre > 90% delle RP ad alta priorità sono state eseguite con chirurgia mininvasiva (MIS), per tutti gli altri tumori questa percentuale è variata tra il 40% (per le RC) e il 61% (per le NEP ad alta priorità).
Da notare che, utilizzando un punteggio ASA® >3 come surrogato, la Figura 2 illustra in dettaglio una panoramica del carico dei pazienti sottoposti a interventi chirurgici uro-oncologici maggiori ad alta priorità che sono a rischio peri-operatorio più elevato (quindi con maggior probabilità di uso intensivo di risorse ospedaliere durante la pandemia di COVID-19). Complessivamente, il 26,4% degli interventi chirurgici ad alta priorità è stato eseguito nei nostri Centri in tali pazienti. I pazienti sottoposti a RC hanno contribuito maggiormente a questa coorte (50%).
Il nostro studio fornisce per la prima volta a medici e decisori dati reali per contestualizzare le raccomandazioni fornite dalla Comunità Scientifica internazionale sul triage dei principali interventi chirurgici elettivi uro-oncologici nello scenario sanitario sempre più impegnativo causato dalla pandemia di COVID-19.
Il risultato chiave è che, in tempi di emergenza, il 67,8% degli interventi uro-oncologici maggiori elettivi può essere posticipato. Inoltre, del restante 32,2% dei pazienti che richiedono un intervento chirurgico ad alta priorità, una percentuale non trascurabile potrebbe essere allocata verso strategie di trattamento alternative, se disponibili, dopo un processo decisionale condiviso col paziente. Infine, un’attenta selezione dei candidati chirurgici è fondamentale nell’era COVID-19, considerando che il 26,2% degli interventi chirurgici maggiori ad alta priorità è stato eseguito in pazienti ad alto rischio preoperatorio.
Il nostro studio può aiutare altri Centri urologici in tutto il mondo ad adattare le strategie di gestione per l’afflusso di pazienti uro-oncologici alla luce della possibile carenza di risorse causata dalla pandemia di COVID-19.