Sergio Caputi
La seconda fase chirurgica e il rimodellamento dell’osso peri-implantare
Gli impianti dentali in titanio osteointegrati sono considerati il gold standard per la sostituzione dei denti persi, con un alto tasso di successo a lungo termine. I principali fattori per ottenere un’osteointegrazione di successo e duratura nel tempo sono la stabilità primaria dell’impianto (con assenza di micromovimenti dopo il posizionamento dell’impianto stesso), l’equilibrio biologico tra ambiente orale e risposta dell’ospite, la qualità dell’osso e, ovviamente, una tecnica chirurgica accurata.
Una volta che i processi di osteointegrazione sono completati con neoformazione di osso a contatto con la superficie di titanio, i processi fisiologici di rimodellamento osseo assicurano la fissazione dell’impianto nell’osso osso vitale durante la sua funzione. Il mantenimento del livello osseo intorno all’ impianto permette di ottenere risultati estetici e funzionali per un lungo periodo di tempo.
La perdita di osso marginale periimplantare è stata ampiamente descritta dalla letteratura nazionale ed internazionale durante il primo anno di carico, ma non è mai stato chiarito in quale preciso momento si verifica il rimodellamento osseo. La prevalenza e le ragioni della perdita di osso crestale sono, ancora oggi, oggetto di dibattito.
Numerosi infatti sono i fattori che contribuiscono a tale riassorbimento e, spesso sono sovrapposti tra loro: ad esempio il design dell’impianto e/o proprietà della superficie dell’impianto stesso, il design del collo, la presenza di microgap successivi alla chirurgia e carico dell’impianto e molti altri. Recenti studi sperimentali e clinici hanno dimostrato che, per quanto riguarda le superfici, il titanio lavorato o macchinato (comunemente definito machined), che presenta una superficie relativamente liscia, è associato a un aumento della perdita di osso crestale rispetto alle superfici ruvide.
Inoltre, anche fattori come la geometria del collo dell’impianto, il platform switching, lo spessore dei tessuti molli, la connessione fixture-abutment, e la profondità della posizione dell’impianto sono tutti fattori che sembrerebbero essere coinvolti nella genesi del riassorbimento osseo marginale.
Anche se la perdita di osso marginale intorno agli impianti osteointegrati è stata ampiamente descritta e molti autori hanno cercato di trovare la chiave per prevenire il riassorbimento osseo, nessuno studio, a conoscenza degli autori, ha stabilito l’esatto corso temporale di questi cambiamenti ossei intorno agli impianti dentali negli esseri umani con un follow-up a lungo termine.
Lo scopo di questo studio consiste nell’individuazione dei time points dei cambiamenti dell’osso intorno ad una nuova tipologia di impianti ibridi in titanio, con un follow-up fino a 30 mesi.
Dodici impianti ibridi T3 (Biomet 3i) sono stati posizionati in 9 pazienti sani con l’approccio chirurgico in due fasi. Sono state effettuate delle radiografie endorali digitali al momento dell’inserimento dell’impianto; dopo la guarigione con abutment a 3 settimane (+/- 2 settimane); nella fase di carico dopo 7.5 settimane (+/- 0,6 settimane; dopo 12 mesi; e dopo 30 mesi di carico funzionale.
La perdita ossea marginale è stata misurata digitalmente. La topografia degli impianti testati è caratterizzata da una doppia superficie mordenzata con caratteristiche tali da ridurre il rischio di peri-implantite o di complicazione dei tessuti molli rispetto a una superficie lavorata/macchinata.
La perdita media di osso marginale è stata di 0.76 +/- 0.37mm dopo 30 mesi. Più del 60% della perdita ossea ha avuto luogo alla connessione guarigione-abutment. Nessuna perdita ossea statisticamente significativa è stata riscontrata tra i vari tempi di osservazione. Circa il 40% di perdita ossea (0,34 mm) è stato notato nel momento, che corrisponde al periodo di carico.
L’impianto e l’ambiente orale rappresentano un punto critico nella perdita di osso crestale. La quantità di perdita di osso marginale, misurata dopo 30 mesi di carico, è risultata molto inferiore a quella riportata in letteratura, dimostrando che un carico adeguato ha un impatto minore sul rimodellamento osseo periimplantare.