Aurora Zanghi’
MIRNA 06a-5p nel liquido cerebrospinale come segno della sclerosi multipla recidivante-remittente precoce
La Sclerosi Multipla (SM) è una malattia demielinizzante cronica, infiammatoria e immuno-mediata del sistema nervoso centrale. Il principio guida della diagnosi è la disseminazione nel tempo e nello spazio delle lesioni della sostanza bianca encefalica e midollare. L’identificazione della patologia si basa su caratteristiche cliniche, bioumorali e radiologiche, indagate mediante risonanza magnetica. La necessità di consentire il riconoscimento precoce della SM ha portato a un aumento delle indagini su molecole estratte dal siero e dal liquido cerebrospinale, al fine di identificare nuovi biomarcatori diagnostici della patologia. I microRNA (miRNA), piccole molecole di RNA non codificante a singolo filamento, svolgono la funzione di regolatori dell’espressione genica a livello post-trascrizionale, agendo mediante il legame a RNA messaggeri target, determinandone la degradazione o arrestando la traduzione. I miRNA sono stati estratti da diversi tessuti, come le cellule mononucleate del sangue periferico e le lesioni cerebrali della SM, ma possono essere isolati anche in fluidi corporei quali il siero e il liquido cerebrospinale, considerato una fonte attendibile di biomarcatori poiché in grado di riflettere le modifiche biochimiche del sistema nervoso centrale. Diversi studi hanno indagato il ruolo dei miRNA come biomarcatori per la SM e come attori critici nella patogenesi della malattia. Tali ricerche hanno portato all’identificazione, nello specifico, di un pool di molecole promettenti, costituito da miRNA 21-5p, miRNA 106a-5p, miRNA 146-5p e miRNA 223-3p. Si illustra di seguito uno studio cross-sectional condotto presso il Centro Sclerosi Multipla di Foggia, il cui obiettivo era valutare i livelli di espressione dei sopracitati miRNA in campioni di liquido cerebrospinale prelevati da pazienti con una diagnosi definitiva di SM recidivante-remittente (SMRR) secondo i criteri di McDonald revisionati, mai sottoposti a terapia modificante il decorso della malattia, e confrontare tali livelli con quelli riscontrati in un gruppo di individui con sesso ed età corrispondenti, affetti da altre malattie neurologiche (OND). Un ulteriore obiettivo era investigare il possibile ruolo dei miRNA come biomarcatori diagnostici per la SMRR, studiando l’associazione dei loro livelli di espressione con le caratteristiche della malattia al momento della diagnosi. I dati relativi a caratteristiche demografiche, cliniche e radiologiche della coorte di pazienti in analisi sono stati raccolti retrospettivamente entro 12 mesi dall’arruolamento nello studio. Durante l’iter diagnostico, sono stati prelevati campioni di liquido cerebrospinale mediante rachicentesi, utilizzati per quantificare, fra gli altri, parametri quali le bande oligoclonali IgG, e per l’estrazione dei miRNA. I miRNA estratti sono stati in seguito sottoposti a trascrizione inversa, e il DNA complementare ottenuto è stato utilizzato per analisi mediante PCR e RT-PCR. Tramite tale processo, è stato calcolato il livello di espressione dei singoli miRNA nel liquido cerebrospinale. Successivamente, è stata eseguita l’analisi statistica dei dati raccolti. Il test di Mann-Whitney è stato utilizzato per confrontare le variabili di interesse, ed è stata eseguita un’analisi mediante la creazione di una curva ROC (Receiver Operating Characteristic) per determinare la potenza, in termini di sensibilità e specificità, dei livelli di espressione dei miRNA come biomarcatori discriminatori per la diagnosi di SMRR. Infine, è stato costruito un modello di regressione lineare per verificare eventuali associazioni statisticamente significative tra i livelli dei miRNA e i parametri del liquido cerebrospinale, quali il numero di bande oligoclonali, o le caratteristiche della malattia. In breve, tale studio ha riscontrato che i livelli di miRNA106a-5p nel liquido cerebrospinale sono più alti nei pazienti con SMRR al momento della diagnosi rispetto ai pazienti OND, e che i livelli di tale miRNA sono associati a un numero più elevato di bande oligoclonali. Questo risultato, nonostante sia in contrasto con precedenti indagini che dimostravano una riduzione dei livelli di miRNA106a-5p nel liquido cerebrospinale dei pazienti con SM, è stato ottenuto da un’analisi svolta su un gruppo omogeneo di pazienti affetti dalla patologia, in un momento precoce della storia della malattia e caratterizzato da elevata attività della stessa. Il risultato ottenuto è stato inoltre confermato dall’associazione riscontrata con il numero di bande oligoclonali, convenzionalmente considerato un marker di infiammazione. Il principale punto di forza di questo studio è quindi proporre il ruolo del miRNA106a-5p nel liquido cerebrospinale come potenziale biomarcatore di malattia, caratterizzato da facile estrazione e stabilità. In ottica futura, una miglior definizione dell’espressione differenziale di specifici set di miRNA nel liquido cerebrospinale, basata su analisi di coorti più ampie e con dati di follow-up a lungo termine, potrebbe contribuire all’identificazione e alla diagnosi precoce della SM.