Gabriele Brosolo
Cortisolo e danni cardiaci ipertensivi
“Differenze nella regolazione della secrezione del cortisolo plasmatico contribuiscono alle anomalie strutturali e funzionali del ventricolo sinistro in pazienti affetti da ipertensione arteriosa essenziale”
Pubblicato in: Hypertension.2022;79:1435–1444. DOI: 10.1161/HYPERTENSIONAHA.122.19472. Nell’ambito della patologia ipertensiva, l’identificazione di fattori che, oltre all’incremento dei valori pressori di per sé, possono contribuire allo sviluppo di ipertrofia del ventricolo sinistro, rimodellamento concentrico ed alla conseguente disfunzione diastolica, è di cruciale importanza per lo sviluppo di terapie che possano prevenire o addirittura revertire tali alterazioni strutturali e funzionali. Traendo spunto da precedenti evidenze che hanno documentato la presenza di anomalie cardiache strutturali e funzionali in pazienti con sindrome di Cushing conclamata e subclinica, abbiamo condotto uno studio cross-sectional in un gruppo altamente selezionato composto da 136 pazienti affetti da ipertensione arteriosa essenziale non complicata e senza storia di diabete mellito, che sono stati riferiti all’Unità di Ipertensione Arteriosa della nostra università (età 50 ± 14 anni; 74 uomini, 62 donne). Il campione era costituito da pazienti con tutti i gradi di ipertensione arteriosa ed era rappresentativo della popolazione di ipertesi del nord-est italiano. Lo scopo del nostro studio è stato quello di esaminare il possibile contributo del profilo cortisolemico circadiano e della risposta al test di soppressione con desametasone (DST) allo sviluppo di anomalie cardiache strutturali e funzionali. L’esclusione di pazienti affetti da diabete mellito è stata motivata dal fatto che tale patologia è causa nota di rimodellamento ventricolare sinistro e può essa stessa alterare la fisiologica secrezione di cortisolo. La presenza di ipertrofia ventricolare sinistra (IVS), rimodellamento concentrico (RC) e di disfunzione diastolica (DD) sono risultati associati a valori significativamente più elevati di cortisolemia notturna e di cortisolo plasmatico post test di soppresione con desametasone. La prevalenza di ipertrofia ventricolare sinistra e di disfunzione diastolica aumentava progressivamente all’aumentare dei valori di cortisolo plasmatico post test di soppressione con desametasone.
La cortisolemia notturna ed il cortisolo plasmatico post test di soppressione con desametasone sono risultati indipendentemente correlati alla massa ventricolare sinistra indicizzata e il cortisolo plasmatico post test di soppressione con desametasone è risultato predittore indipendente di ipertrofia ventricolare sinistra. La ritenzione di sodio e acqua con conseguente espansione della volemia è uno dei meccanismi che potenzialmente possono spiegare l’effetto del cortisolo sul rimodellamento ventricolare sinistro; tuttavia, nel nostro gruppo di pazienti non abbiamo riscontrato differenze significative tra i terzili di cortisolo post DST per quanto concerne sia l’escrezione urinaria di sodio nelle 24h sia i valori di aldosterone e renina plasmatici, rendendo pertanto improbabile tale ipotesi. Alcune limitazioni del nostro studio vanno precisate. Il disegno cross-sectional dello studio non consente di giungere ad una conclusione definitiva in merito alla possibilità di una relazione causale tra i livelli di cortisolo plasmatico e le alterazioni strutturali e funzionali del ventricolo sinistro, sebbene una relazione di causalità sia fortemente suggerita dalla correzione per tutti i fattori confondenti maggiori e dall’indipendenza della relazione evidenziatasi tra cortisolo notturno, cortisolo post DST e massa ventricolare sinistra. Inoltre, l’inclusione di un numero rilevante di pazienti ipertesi già in trattamento farmacologico può aver condizionato in modo significativo i risultati dello studio, sebbene non siano state riscontrate differenze degne di nota per quanto concerne i valori di cortisolo plasmatico e le alterazioni cardiache morfo-funzionali tra pazienti naïve e pazienti già in trattamento farmacologico.
Ulteriori fattori possibile concausa di ipertrofia non sono stati analizzati e non è stata utilizzata la risonanza magnetica cardiaca come metodica di imaging. Infine, non è stata testata la riproducibilità inter-operatore delle misurazioni ecocardiografiche effettuate. Questo studio è il primo a dimostrare che anche anomalie minori nella regolazione della secrezione del cortisolo contribuiscono allo sviluppo del danno d’organo cardiaco ipertensione-relato, indipendentemente da altri fattori, espandendo pertanto la nostra conoscenza dei meccanismi fisiopatologici della cardiopatia ipertensiva. Questi risultati costituiscono la premessa per potenziali future terapie volte a prevenire e trattare le anomalie cardiache strutturali e funzionali nei pazienti ipertesi essenziali. In futuro è auspicabile che studi “ad hoc” dimostrino i possibili benefici di specifici trattamenti farmacologici volti ad antagonizzare gli effetti del cortisolo.