Matteo Villa
Nuove mutazioni eml4::alk resistenti agli inibitori pan-alk rilevate mediante biopsia liquida in pazienti con cancro del polmone
Il cancro polmonare non a piccole cellule (NSCLC) rappresenta una delle principali cause di mortalità legate al cancro a livello mondiale, causando un’enorme perdita di vite umane ogni anno. Si stima che il NSCLC sia responsabile di oltre 1,7 milioni di morti all’anno a livello globale. Tra le molteplici varianti genetiche coinvolte nella sua patogenesi, le traslocazioni del gene Anaplastic Lymphoma Kinase (ALK) sono state individuate in circa il 5-8% dei pazienti affetti da NSCLC. Queste traslocazioni rappresentano un bersaglio terapeutico significativo, aprendo la strada a una serie di inibitori della tirosina chinasi (TKI) attualmente utilizzati nel trattamento del ALK+ NSCLC. Questi farmaci mirati hanno dimostrato un’elevata efficacia nel rallentare la progressione della malattia e migliorare la sopravvivenza dei pazienti. Tuttavia, nonostante l’efficacia di questi trattamenti, la resistenza rimane un problema clinico significativo, poiché la maggior parte dei tumori sviluppa resistenza e i pazienti alla fine vanno incontro a una ricaduta, spesso fatale.
Ogni anno, si stima che ci siano circa 220.000 nuovi casi di ALK+ NSCLC nel mondo, con un tasso di mortalità che varia tra il 70% e l’80%, portando a decine di migliaia di morti correlate a questa forma di cancro polmonare ogni anno.
Nel contesto dell’oncologia, l’analisi del DNA tumorale circolante (ctDNA) emerge come una prospettiva rivoluzionaria per migliorare la prognosi e le capacità predittive nel trattamento del cancro. Questo approccio si avvale della biopsia liquida, una metodologia innovativa che permette l’analisi del materiale genetico, incluso il ctDNA, presente nel liquido biologico, come il sangue, senza necessità di prelievo diretto dal tumore. La biopsia liquida fornisce un’analisi più esaustiva e completa rispetto alle tradizionali biopsie di tessuto, consentendo l’individuazione precoce di ricadute e mutazioni resistenti ai farmaci provenienti da tutti i siti metastatici.
Il ctDNA, rilevabile nel sangue dei pazienti affetti da tumore, si configura come una preziosa risorsa diagnostica nel monitoraggio della malattia. Grazie a un’analisi non invasiva, è possibile identificare specifiche mutazioni genetiche, fornendo così informazioni cruciali sulla progressione del cancro e sulla risposta ai trattamenti.
Questo approccio ha il potenziale di trasformare le pratiche di monitoraggio e gestione del cancro, consentendo una valutazione più precisa della risposta terapeutica e la personalizzazione tempestiva delle terapie in base all’evolversi della malattia.
In questo studio, condotto presso il nostro centro di ricerca, abbiamo esaminato pazienti affetti da ALK+ NSCLC che hanno manifestato ricadute dopo il trattamento con TKI. Questi pazienti sono stati sottoposti a biopsia liquida e analisi del ctDNA. Mediante sequenziamento profondo degli ampliconi dei domini chinasi di ALK, abbiamo eseguito un’analisi dettagliata per individuare le potenziali mutazioni responsabili della resistenza ai trattamenti. Questa metodica ci ha permesso di esaminare in modo accurato e approfondito il profilo genetico delle cellule tumorali, identificando anche le mutazioni presenti in una frazione minoritaria delle cellule tumorali che potrebbero non essere rilevate con tecniche di sequenziamento tradizionali.
Durante questo studio, sono state identificate nuove mutazioni di ALK. Le mutazioni sono state studiate in laboratorio mediante linee cellulari per validare i loro effetti sulla sensibilità ai farmaci e ricaduta clinica. Poiché i mutanti C1237Y e L1196P sembravano resistere a tutti gli inibitori clinici, ne abbiamo testato la sensibilità a due nuovi farmaci sperimentali, zotizalkib (TPX-0131) e repotrectinib (TPX-0005), confrontandone l’attività con il loro analogo strutturale più vicino, il lorlatinib. Mentre entrambi i mutanti erano altamente resistenti al lorlatinib, zotizalkib e repotrectinib hanno mostrato un’inibizione dell’autofosforilazione di EML4::ALK e della proliferazione cellulare, seppur solo a dosi alte, indicando una significativa perdita di attività. Questi risultati confermano che queste due mutazioni conferiscono una resistenza ampia ai TKI.
Le principali scoperte del nostro studio includono l’identificazione di nuove mutazioni di ALK in pazienti con ALK+ NSCLC resistenti ai TKI, individuate mediante biopsia liquida e analisi del ctDNA. Tali varianti sono state valutate in relazione al pannello completo di TKI attualmente in uso in clinica.
La rilevanza pratica di questo studio si manifesta nell’informare il clinico sulla sequenza ottimale di farmaci da utilizzare dopo una ricaduta. Sarà interessante considerare se i farmaci di nuova generazione saranno in grado di prevenire l’emergere di queste mutazioni o se queste rappresenteranno una sfida significativa in futuro.