Paola Alberti
Valutazione prospettica delle valutazioni degli operatori sanitari e dei pazienti nella neurotossicità periferica indotta dalla chemioterapia
La d.ssa Paola Alberti ha presentato lavori scientifici inerenti la neurotossicità periferica da chemioterapia (Chemotherapy-induced peripheral neurotoxicity, CIPN), sia di carattere clinico sia di carattere preclinico in cui è risultata primo o ultimo autore. La CIPN è effetto collaterale frequente dei più comuni trattamenti chemioterapici che determina una alterazione di sensibilità alla estremità di mani e piedi nei pazienti oncologi. È, infatti, un possibile effetto collaterale dei più comunemente utilizzati chemioterapici, utili alla cura di tumori quali cancro del colon-retto, del polmone, del seno e patologie oncolo-ematologiche: platino-derivati, tassani, alcaloidi della vinca, inibitori del proteasoma e talidomide. L’efficacia dei trattamenti oncologici è sempre maggiore e la popolazione dei pazienti lungo-sopravviventi è, fortunatamente, in continua crescita; per questo motivo è essenziale prevenire/gestire gli effetti collaterali persistenti/di lunga durata quale la CIPN.
I pazienti affetti da CIPN possono avere alterata sensibilità a livello delle mani e dei piedi (una sensazione di persistente formicolio, definita tecnicamente come parestesie) o un vero e proprio dolore neuropatico; questo tipo di dolore non si tratta con i comuni antidolorifici (servono farmaci facenti parte della classe degli antiepilettici o antidepressivi) e si caratterizza per caratteristiche urenti/brucianti/a tipo scossa elettrica.
Inoltre, vi può anche essere una perdita di una specifica sensibilità, chiamata propriocezione, che restituisce informazioni circa la posizione delle parti del corpo. Una alterazione di questo tipo di sensibilità comporta una difficoltà importante nella manipolazione fine (ad es., abbottonare una camicia, cucire, …) e nella marcia/equilibrio comportando un rischio aumentato di caduta. Chiaramente questa condizione ha un impatto negativo sulla qualità di vita dei pazienti oncologici. Purtroppo, allo stato dell’arte non vi è un efficace trattamento preventivo/curativo per questa condizione. Alla base di questa mancanza vi è un duplice aspetto: sul versante clinico mancano dei metodi di misura robusti ed universalmente riconosciuti per misurare la CIPN e sulla base del quale effettuare degli studi clinici solidi; dal lato preclinico manca ancora una comprensione globale dei meccanismi di danno assonale. I lavori presentanti tentano di colmare entrambe le carenze, fornendo spunti per un avanzamento in futuri studi sia sul versante clinico, sia su quello preclinico. Nel lavoro – Axonal degeneration in chemotherapy-induced peripheral neurotoxicity: clinical and experimental evidence (J Neurol Neurosurg Psychiatry 2023) – viene fornita una attenta e puntuale disamina dei meccanismi di danno assonale alla base di questo processo, fornendo quindi i presupposti per condurre futuri progetti di ricerca sia clinici sia preclinici in questo campo.
Nel lavoro – Prospective Evaluation of Health Care Provider and Patient Assessments in Chemotherapy-Induced Peripheral Neurotoxicity (Neurology 2021) – vengono presentati i dati di uno studio multicentrico internazionale che ha coinvolto centri dislocati negli USA, in Europa ed Australia che ha consentito di fornire degli strumenti per ottimizzare la valutazione della CIPN in futuri studi clinici per prevenire/curare questa condizione. Al momento attuale, infatti, non vi è una metodologia universalmente riconosciuta per misurare la CIPN, rendendo spesso gli studi clinici in questo campo poco robusti e/o di complessa esecuzione. L’approccio proposto in questo lavoro colma potenzialmente questa lacuna e rende possibili, in futuro, studi clinici dal maggiore impatto e solidità. Nel lavoro – Topiramate prevents oxaliplatin-related axonal hyperexcitability and oxaliplatin induced peripheral neurotoxicity (Neuropharmacology 2020) -viene presentato un robusto e
dettagliato modello preclinico in cui sfruttando solidi e raffinati metodi di neurofisiologia, i test di eccitabilità assonale, è stato possibile verificare i meccanismi di danno del nervo periferico causati dalla CIPN ed implementare poi una strategia per prevenirli con un farmaco già approvato per uso clinico. In primo luogo, è stata dimostrata una disfunzione dei canali del sodio voltaggio dipendenti nella forma di CIPN correlata ad oxaliplatino; successivamente, si è mostrato come, correggendo questa disfunzione con l’utilizzo di un farmaco capace di modulare il funzionamento di questi canali, si possa ottenere una completa neuroprotezione del danno assonale e dell’insorgenza stessa della CIPN, sfruttando metodi robusti e multimodali, con elevato grado di traslazionalità in un progetto di ricerca clinico. Il farmaco neuroprotettore utilizzato, infatti, è un antiepilettico già approvato per uso clinico e le cui caratteristiche lo rendono idoneo ad essere somministrato durante la chemioterapia con oxaliplatino anche a livello clinico.